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L’attore Elmo Ler nato il giorno della semplicità sofisticata

Raffinato ed energico interprete di ruoli complessi e di mutevole aspetto

I nati il 28 dicembre mettono una forte energia in tutto quello che fanno e la trasmettono in modo elegante. Hanno un contegno alquanto sofisticato perché sanno chi sono e cosa sono in grado di realizzare; sono allo stesso modesti e potenti e non ammettono di essere distratti dagli obiettivi che intendono raggiungere. Lo stesso giorno è nato Federico II, lo Stupor Mundi, l’incarnazione dell’essere modesto e potente…

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Susanna Basile: Quando è nato modesto ed è diventato potente Elmo Ler?
Elmo Ler: Sono nato da me stesso o forse non sono neanche nato, chissà… magari sono un’energia in attesa del proprio parto.

S.B.: Sei stato due anni a Parigi e poi perché sei tornato a Catania?
E.L.: È stata una scelta andarci ed è stata una scelta tornare. Purtroppo spesso la vita ci mette davanti ad un bivio e la razionalità non sempre ha la meglio sul cuore. Un grande insegnamento me lo ha dato la Signora Tamaro che dice “Va’ dove ti porta il cuore” e io benché sia un capricorno, so essere istintivo e imprevedibile. Tra me e Parigi c’è quasi un rapporto di coppia e quindi la distanza, alle volte, non è nociva, fortifica.

S.B.: Ti ho conosciuto nel 2019 con “Piano… piano dolce Carlotta” dove tu interpretavi una fantastica Carlotta: ci racconti dei tuoi ruoli “en travesti”?
E.L.: In realtà le mie esperienze en travesti sono circoscritte in due sole occasioni. Sì, le definisco occasioni perché le sfide lo sono sempre, e queste lo erano. Sono state delle occasioni per misurarmi con me stesso come essere umano e come attore.

S.B.: Quindi anche Baby Jane?
E.L.: Soprattutto. Ho iniziato con Baby Jane, lei è stata il mio primo ruolo en travesti e lo scoglio è stato veramente alto e ripido. Io che vivo di insicurezze e fragilità ero terrorizzato dal dovermi confrontare in una così giovane età con un ruolo di quella portata.

Interpretare una donna non è semplice per un uomo, si rischia di cadere facilmente nella macchietta, ho lavorato molto sul corpo, su una concretezza per eliminare gli eccessi e cercare di restituire a questo personaggio la misura di cui necessitava per far venir fuori quello che realmente mi interessava: il perché, ed è cercando di rispondere ai vari perché che ho trovato la dimensione X, come direbbe Leo Ferré. Non so se sono riuscito nel mio intento, ma non intrapresi quell’avventura per mettere in mostra delle capacità. Senza provare compassione, volevo offrire dignità ad una donna che facilmente sarebbe stata additata e per farlo non c’era altra strada che scendere nel baratro delle estreme esternazioni dei suoi sentimenti e azioni che, in fondo, erano solo reazioni.

S.B.: Si tratta della “fusione del personaggio” a cura di Stanislavskij e del “teatro verità” a cura di Grotowski?
Grotowski diceva: “Mirate sempre all’autenticità”. Come si potrebbe contrastarlo? L’autenticità è la base di qualunque rapporto sano, e come fa l’interpretazione di un attore ad essere sana se manca questo tipo di ricerca? Sarebbe uno spreco, un lavoro inutile e fine a se stesso e che sicuramente non porterebbe a nessun risultato efficace.
D’altra parte se ci pensi, le emozioni non hanno bisogno di orpelli. Le emozioni sono schiette e crude: nude, insomma e Stanislavskij dice proprio che affinché queste raggiungano il palcoscenico attraverso noi attori, è necessario essere stimolati.
Quindi l’autenticità sul palcoscenico è essenziale perché una rappresentazione si rivolge direttamente ai sensi dello spettatore, è questo che rende il tutto immediato.

S.B.: Ci parli un po’ di Brecht?
Domanda non a caso, visto che l’ultimo spettacolo che ho concluso da pochi giorni è “La ballata di Brecht”. Brecht è un autore che si impara ad amarlo dopo averlo studiato, dopo averlo contestualizzato e lo si apprezza ancora di più quando appare evidente la sua universalità. Tutt’oggi è attuale, è un classico contemporaneo, e sai perché? Perché è coraggioso e sincero: è la sua protesta ad essere sincera e non retorica, e nel mirino delle sue proteste si sono susseguiti diversi temi: la lotta contro il governo di Hitler, l’immigrazione, la ricerca della verità a dispetto delle opinioni sociali. Sai come definisce Hitler? L’imbianchino.

S.B.: Cosa farai da grande?
E.L.: Ti rispondo con una citazione: il bambino!

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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