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Nella “Danza del Diamante” di Federica Aluzzo il diamante prende luce dall’alto

Ho incontrato per un’intervista già concordata da tempo e resa possibile fra i suoi molteplici impegni Federica Aluzzo, fondatrice con altre 4 stupende artiste dell’Associazione 'InOltrArti'

Ho incontrato per un’intervista già concordata da tempo e resa possibile fra i suoi molteplici impegni Federica Aluzzo, fondatrice con altre 4 stupende artiste dell’Associazione ‘InOltrArti’, con l’intento di utilizzare l’Arte per inoltrarsi nel proprio Sé e quindi nel mondo in maniera profonda.
Il personaggio, poliedrico e multiforme, merita attenzione per gli spunti professionali ed umani che suscita e per la non convenzionalità della declinazione della danza e delle espressioni artistiche utilizzate. State a sentire.

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D. Leggendo il tuo percorso formativo e professionale colpisce la molteplicità di interessi e la varietà degli approcci alla cultura e all’arte. Se la danza è certamente il tuo mantra, la tua persona non è scevra da un approfondimento interiore e dalla volontà di recuperare una dimensione di benessere collettivo. Puoi ripercorrere le motivazioni che ti hanno indotto ad approfondire questa molteplicità di interessi?

Il mio percorso professionale ha qualcosa di miracoloso, nel senso che, sganciandomi dalle certezze per seguire il mio sentire, ho sempre trovato le porte aperte al cambiamento. Sono passata così dall’essere Manager in una multinazionale farmaceutica, al ruolo di Consigliera Comunale di Palermo, per giungere adesso ad occuparmi delle persone con disabilità nelle scuole come docente di sostegno. Ma insieme a questo, ogni giorno della mia vita, ho coltivato in un modo o nell’altro, la passione per la danza, dando così voce alla mia essenza, all’anima. La danza ed il movimento li ho praticati non come puro divertimento, ma perché vedevo in essi un mezzo che mi permettesse di entrare in contatto con la mia interiorità, mostrandomi luci ed ombre del mio essere, sino a percepire il contatto con la Natura sacra che è in ognuno di noi. Quel che è successo nella mia vita esteriore è stato quindi solo la manifestazione di un processo interiore di crescita che mi ha portata dall’Io al Noi, dall’ego alla comunità, dalla chiusura all’apertura all’altro con le sue fragilità.

D. La danza classica, moderna e contemporanea ti hanno sempre coinvolto pienamente. Puoi dirci da dove scaturisce la scelta di coniugare danza e meditazione?

La danza classica, moderna e contemporanea mi hanno sempre coinvolta e continuano a farlo; è il mio approccio che è cambiato. Quando le pratico oggi lo faccio prestando massima attenzione alla percezione del corpo per sviluppare una maggiore consapevolezza. Questo approccio deriva da una forte spinta verso l’alto, verso l’invisibile e l’infinito che è dentro di noi che ho sentito già nel periodo universitario. C’è stato un momento preciso in cui mi sono resa conto che non ero io l’artefice di quel che accadeva nel mio corpo, ma mi ritrovavo ad essere una semplice osservatrice al servizio di una spinta più grande di me; a quel punto non ho potuto fare a meno di seguire percorsi di meditazione e crescita interiore per portare a livello conscio quel lampo che avevo solo intuito interiormente; amando danzare, ho scelto quelle pratiche che utilizzavano la danza per sprofondare nel proprio Sé, tipo le meditazioni di Osho, i movimenti di Gurdjieff, le danze meditative; ho approfondito anche il Reiki e la meditazione statica, sino a giungere ad elaborare un mio percorso che coniugasse i principi della meditazione, del costante richiamo ad attenzione, presenza ed apertura, con la danza.

D. La tua attenzione al sociale è peculiare e ti vede impegnata in diversi contesti. Quanto può dirsi completo il percorso di arricchimento dell’uomo di oggi e cosa ha veramente perduto in termini di socialità per effetto della recente pandemia?

Penso che il percorso di crescita individuale, se ben interpretato, sfoci necessariamente in un’attenzione verso l’altro e quindi verso il sociale. Non potrei più fare un lavoro impegnativo che abbia come unico fine il guadagno. Ho avuto la fortuna di ricoprire il ruolo di Consigliera Comunale di Palermo che mi ha permesso di allargare i miei orizzonti e mettermi al servizio di molteplici ambiti del sociale toccando con mano anche il dolore e le sofferenze delle persone. L’evoluzione della società al momento mi preoccupa, soprattutto nelle nuove generazioni visto che insegno a scuola e ne sono a contatto. I valori centrali oggi sono il denaro e l’apparire; cose futili. I ragazzi vogliono fare gli influenzer e Youtuber.. vivono per avere il maggior numero di follower sui social e per questo sono disposti a scandalizzare con atti osceni; quelli che si impegnano, mostrano spesso disagio ed ansia. Il popolo è manipolato da un’informazione mediatica deviata. L’uomo di oggi, insomma, più che arricchito mi sembra perso. C’è una piccola percentuale di persone sveglie, che hanno mantenuto una direzione interiore sana nonostante gli anni della pandemia, ma qualcosa si è perduto in termini di socialità, nonostante un’apparente voglia di ricominciare vivere. Ancora le ferite si sentono. La pandemia è stata un’esperienza che ha permesso di far emergere il grado di consapevolezza delle persone a prescindere dal ceto sociale. Penso che chi ha fatto un percorso interiore per cui non si identifica col corpo e con la persona, abbia saputo dominare meglio la paura della morte. Per il resto della gente spesso la vita virtuale ha preso il sopravvento sulla reale e, in certi casi, la chiusura all’altro ancora rimane.

D. La “Danza del Diamante” è una disciplina ma anche un percorso di liberazione e consapevolezza individuale e collettivo. Cosa lo caratterizza davvero ed in modo unico da altre pratiche e filosofie occidentali ed orientali?

Nella “Danza del Diamante” trovo la sintesi dei principi occidentali del cristianesimo che pone l’attenzione alla relazione con Dio e con il prossimo, e principi tipici delle filosofie orientali in cui il lavoro su di sé, le pratiche individuali, sono uno strumento di ascesi e necessario per una reale apertura all’altro. Il rischio è che si passi troppo tempo concentrati su di sé e chiusi invece di voler crescere attraverso la relazione, che si sviluppi più egoismo con la scusa del percorso spirituale, che altruismo. Nella “Danza del Diamante” si parte dal presupposto che siamo le sfaccettature di un diamante unico che prende luce dall’alto e la manifesta all’esterno; non dobbiamo fare altro che porci al servizio di quella luce, eliminando il superfluo e ciò che ostacola il fluire della nostra bellezza. Ognuno è perfetto così com’è e necessario così com’è. Noi siamo quella luce unica che è nel mondo e va oltre il mondo. Celebriamo danzando per lo più in cerchio, il creato come manifestazione del Creatore, la Natura nei suoi elementi naturali con dei drappi colorati che a volte si aprono in un’esplosione di colore. Per la sua stessa natura “francescana” la danza del diamante si adatta ai luoghi naturalistici più disparati; quale scenografia può essere migliore di un paesaggio naturale? Inoltre nel cerchio della danza sono accolti tutti i cittadini, ognuno con le sue fragilità e le sua caratteristiche. Ha danzato con me anche un uomo di 98 anni oltre che persone con ogni tipo di disabilità, bambini e stranieri. La sua applicazione spesso è rivolta a temi sociali come la danza della Pace in occasione della giornata mondiali degli immigrati e rifugiati che mi ha portata ad essere invitata in udienza da Papa Francesco. Quindi la “Danza del Diamante” è un continuo richiamo alla bellezza, all’unione e all’empatia. Tende a sviluppare la consapevolezza dell’Infinitamente grande che è in ognuno di noi.

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Claudio Basile
Claudio Basile
Avvocato Claudio Basile Per info e contatti: [email protected]
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