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La terapia dell’ipnosi regressiva

L’ipnosi regressiva è stata ed è ancora oggi un argomento controverso, in quanto, pone alcune delle domande più profonde e misteriose a cui gli esseri umani da sempre tentano di rispondere da centinaia di anni e cioè se la reincarnazione esiste oppure tutto termina nell’oblio pauroso della morte.

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Intanto, proviamo prima a fare chiarezza sull’ipnosi, spesso, associata a maghi che fanno camminare le persone come galline o individui che possono plagiare chiunque senza che vi sia un controllo volontario della persona ipnotizzata.

L’ipnosi in realtà è uno stato di concentrazione che tutti sperimentiamo ogni giorno, quando siamo totalmente coinvolti in qualcosa che ci appassiona, come ad esempio leggere un libro o dipingere etc., si può entrare in uno stato di leggera trance detta anche stato “flow” (flusso in cui la persona è totalmente immersa in un’attività). Dal momento in cui, ci si avvale di un esperto come guida ovviamente si raggiungono livelli più profondi di ipnosi e rilassamento. È bene sottolineare che il soggetto in stato ipnotico ha il totale controllo della situazione, conservando la consapevolezza e conoscenza del presente. Infatti può contestualizzare i vari ricordi che affiorano sia sulla vita presente che su eventuali vite passate scegliendo lucidamente le informazioni da dare al terapeuta.

Uno dei primi pionieri che raccolse le esperienze di persone ai confini della morte riferendo le loro testimonianze, fu il medico e psichiatra Raymond Moody che dichiarò: “siamo già vissuti nel passato e vivremo ancora nel futuro”.

L’obiettivo dell’ipnosi regressiva come afferma lo psichiatra Brian Weiss consiste nell’atto mentale di tornare a un tempo passato, quale che sia, per recuperare ricordi che possono esercitare influenze negative sulla vita presente del paziente, e che, probabilmente, sono la causa dei suoi problemi. L’ipnosi permette di avere accesso a queste informazioni aggirando le barriere della mente conscia, comprese quelle che impediscono di accedere liberamente alle proprie esistenze precedenti.

Qualora si rendesse necessario durante la seduta di ipnosi, si può ordinare al paziente di osservare la scena dall’alto, senza coinvolgimento emotivo o interrompere la regressione, in modo da evitare sofferenza a chi vi si sottopone.

Ma in quali tipi di disturbi o problemi può essere utile indagare le proprie vite precedenti?

Passando in rassegni vari testi sull’argomento si evince che questo tipo di pratica si è mostrata particolarmente utile in casi di fobie, paure o dolori muscolo-scheletrici originate in incarnazioni precedenti o ancora cefalee refrattarie a medicinali, allergie, ulcere o dolori artritici dovuti a stress o a disfunzioni immunitarie; persone che soffrivano d’asma sono guarite dopo aver scoperto di essere morte sul rogo o soffocate dal fumo in vite passate. In casi di relazioni particolarmente conflittuali con una o più figure significative come genitori, parenti, partner e così via. Grazie agli studi effettuati dalla Pennylvania State University si è appurato che l’ipnosi può aumentare il numero di leucociti presenti nel sistema circolatorio. Molti medici o ricercatori utilizzano l’ipnosi per eliminare dipendenze disfunzionali quali il fumo, alcol e droghe pesanti e la terapia della regressione a vite precedenti può raggiungere gli stessi risultati. Il dottor Weiss, difatti, avendola testata su centinaia di pazienti afferma di aver guarito sintomi sia fisici che psichici senza l’ausilio di farmaci e sottolinea che la ricerca in questo campo è ancora agli inizi. È fondamentale sapere sia come terapeuti o pazienti che non è necessario credere alle vite precedenti né convalidare l’effettiva vita passata, in quanto, l’esperienza e le immagini prodotte dal cervello durante l’ipnosi regressiva risultano sufficienti per poter beneficiare di tale pratica. Nonostante tutto, viene spontaneo interrogarsi se sono state condotte ricerche sulla validità di questi tipi di ricordi.

È forse la mente a creare questo gioco di immagini a vite precedenti?

Tra il vasto panorama scientifico uno tra i ricercatori in quest’ambito fu il medico canadese Ian Stevenson, professore e presidente onorario del Dipartimento di Psichiatria della University of Virginia, che ha raccolto e documentato oltre duemila casi di bambini che raccontano di esperienze simile alla reincarnazione. Molti di loro erano xenoglossi, cioè in grado di parlare lingue straniere, spesso antiche, che non avevano mai sentito in tutta la loro vita. Ancora più sorprendente il fatto che nonostante fossero molto piccoli erano in grado di conoscere particolari specifici e dettagliati su città e famiglie a centinaia o migliaia di chilometri di distanza e anche su eventi accaduti decine di anni prima. D’altro canto molti specialisti della comunità scientifica considerano l’ipnosi regressiva come una procedura pseudoscientifica in cui si creerebbero falsi ricordi indotti tramite suggestioni e condizionamenti favoriti dal terapeuta stesso.

“Ero immersa nell’oscurità, e mi resi conto di essere bendata. Poi riuscii a vedermi dall’esterno. Ero in cima a una torre di pietra, una di quelle che ci sono nei castelli. Avevo le mani legate dietro di me. Avrò avuto vent’anni e sapevo di essere un soldato sconfitto. Poi provai un dolore straziante alla schiena. I miei denti si serrarono, le braccia si irrigidirono e i pugni si chiusero. Mi stavano uccidendo con una lancia, la avvertivo mentre mi penetrava nella schiena. Poi mi sentii cadere e vidi l’acqua del fossato chiudersi sopra di me. Ho sempre avuto paura dell’altezza e dell’acqua. Quando ho terminato quella seduta ero uno straccio e lo rimasi per due giorni. Non potevo neanche toccarmi la faccia per il dolore insopportabile. Ma la mattina dopo, alzandomi, ho pensato: Qualcosa è cambiato. Qualcosa è cambiato davvero”. I dolori alla schiena e l’acrofobia di Elaine erano scomparsi. (Brian Weiss – Oltre le porte del tempo).

Articolo proposto alla redazione da Viviana Palumbo

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