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L’appuntamento a Samarcanda dipinto di Valentina Sorrentino e l’analisi psicologica di Susanna Basile

Appunti della pittrice Valentina Sorrentino
“Sui motivi floreali di piazza Registan, cuore dell’antica città di Samarcanda, l’illusione e il disinganno si materializzano in uno stesso cavallo. Al ritmo del galoppo il soldato s’illude di poter sfuggire al proprio destino, ma giunto a Samarcanda, l’animale si rivela per quel che è: un miraggio. L’inganno svanisce nelle sembianze della realtà: l’animale perde consistenza al cospetto della Nera Signora, puntuale e beffarda, appoggiata al disinganno che è esattamente lo stesso cavallo, che si ritrova pietrificato e ricomposto in un giocattolo (i due cavalli indossano infatti gli stessi finimenti)”. Ispirato dalla storica canzone di Roberto Vecchioni.

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La psicologa Susanna Basile
Lui è Tamerlano. Lui ha risollevato le sorti di Samarcanda una delle più antiche città del mondo, che ha prosperato per la sua posizione lungo la Via della seta, la maggiore via commerciale di terra tra Cina ed Europa. Un tempo Samarcanda fu la città più ricca dell’Asia centrale e per la maggior parte della sua storia fece parte del Primo impero Persiano. Il significato del nome Samarcanda è fortezza di pietra e il quadro ci mostra i limiti di colui che pensa di essere immortale: lui si blocca la raggiunge ma la vorrebbe superare, la nera signora. È una donna ,la morte e in qualche modo lo specchio della sua bella moglie che Tamerlano fece giustiziare. La cinese Bibi Khanym, che mentre il marito era in guerra, chiese ad un famoso architetto di costruire un mausoleo a Samarcanda, e di finirlo prima del ritorno del re. L’architetto era segretamente innamorato di lei, e le chiese un bacio. Per fargli finire il mausoleo gli permise di baciarla sulla guancia. Il bacio, fu talmente intenso che lasciò una cicatrice sulla pelle della regina. Cosicché lei decise di coprirsi il viso con uno scialle e costrinse tutte le donne del regno a fare la stessa cosa. Così nacque l’uso delle donne islamiche di coprirsi il volto con un velo. Tamerlano contentissimo del Mausoleo insistette di vedere il volto di Bibi. Fece giustiziare l’architetto; non prima, però, che terminasse l’ultima stanza del mausoleo, in cui la stessa Bibi fu murata viva  punita per il suo tradimento. La donna sfrontata col suo finto cavallo di legno e una clessidra in mano dimostra la vacuità del potere terreno: ma è anche un appuntamento sessuale? Di solito sono gli uomini che violano il corpo delle donne nell’antichità non valevano nemmeno un cavallo: invece qui è la donna nuda che provoca e blocca l’uomo vestito, e lei che viola il suo impeto, la sua virilità, la sua forza. Non è un caso che il tappeto floreale è il pavimento della piazza dove sta il mausoleo di Tamerlano. Anche il cavallo di Tamerlano rappresenta la virilità del suo cavaliere che resta celata nella sua animalità: i simboli fallici del finto bastone e del finto cavallo che osserva immagato la beffarda donna, che dispone su di lui il potere assoluto. Lei è la fine del suo tempo è venuta a riscuotere la sua tassa sulla sua anima nera. E il Tamerlano storico rappresenta la punta dell’iceberg di tutti gli uomini che hanno violato la libertà delle donne di essere sé stesse.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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