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Il Disturbo Oppositivo Provocatorio: quando il capriccio non è un capriccio a cura dello psicoterapeuta Raimondo Marrelli

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è un disturbo del comportamento e riguarda il modo in cui un individuo si relaziona agli altri. In tal senso si caratterizza come una modalità di comportamento negativistico, ostile e provocatorio che si manifesta attraverso una difficoltà di interazione con le figure che si prendono cura del bambino e con i coetanei. Questa modalità determina una compromissione significativa del funzionamento sociale, scolastico e familiare. Questi bambini non amano seguire le regole né rispettare le richieste che gli vengono fatte, perdono spesso il controllo, litigano con gli adulti e con i pari, si oppongono attivamente, sia verbalmente (insulti, urla, etc.),  sia con le azioni che vanno dall’evitamento (scappano di casa, si nascondono, si chiudono a chiave nella stanza, etc.), al “passaggio all’atto” (pugni, calci, morsi, sputare, etc.). Mettono in atto comportamenti deliberati che causano fastidio ad altri, per esempio un comportamento tipico in classe potrebbe essere cantare o urlare girando per i banchi mentre la maestra spiega, o in alternativa litigare con tutti. Nei racconti dei genitori si riscontra spesso la cattiveria ed i comportamenti vendicativi. Tutti gli autori concordano sul fatto che la qualità della relazione genitoriale sembra essere uno dei fattori più importanti in relazione all’insorgenza del DOP, altrettanto importante la capacità o meno dell’ambiente di contenere l’impulsività e l’iperattività, quindi alimentando o diminuendo gli episodi di rabbia e le reazioni negative. La rabbia è un vero e proprio funzionamento che ci serve per modificare degli aspetti della nostra vita di cui non siamo soddisfatti, per esempio il bambino si arrabbia quando non viene ascoltato, quando non riceve attenzione (Rispoli L. 2004). Questo meccanismo motiva a risponde a determinate situazioni affinché queste si modifichino. All’interno di un sistema educativo che va dalla disciplina inesistente ed incoerente alla disciplina rigida e coercitiva, cioè all’interno di un sistema educativo che non tiene in alcun conto i Bisogni del bambino, succede che la rabbia del bambino non è più efficace e non porta più al cambiamento. La conseguenza è che la rabbia diventa un funzionamento alterato e pertanto non più congruente alla situazione, non può più esserci il normale passaggio alla tranquillità e la conseguenza è che questo funzionamento si sclerotizza in un funzionamento scollato dalla realtà e dalle relazioni che circondano il bambino. All’interno di un ambiente poco sensibile ai Bisogni del bambino inoltre si instaura la dinamica del “dispetto”, poiché l’adulto non comprende o è indifferente, il dispetto diventa un modo per farsi valere, il bambino non trova altro modo se non quello di danneggiare l’altro per farsi vedere.

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