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Mare mare, qui non viene mai nessuno…

In questi giorni il governo Meloni ci ha consegnato l’attesa lista dei Ministri. Un Ministero di nuovo conio è toccato all’ex Presidente della Regione Sicilia On.le Nello Musumeci, titolare del Ministero del Mare

In questi giorni il governo Meloni ci ha consegnato l’attesa lista dei Ministri. Un Ministero di nuovo conio è toccato all’ex Presidente della Regione Sicilia On.le Nello Musumeci, titolare del Ministero del Mare.
I detrattori del Sud e per quel che qui interessa della Sicilia (e non sono pochi) si sono consegnati a ‘cinguettii’ di facile ironia affermando che quello appena istituito sarebbe un dicastero inutile.
Penso invece che non sia così a patto che il Ministero abbia dei compiti specifici, ‘in primis’ la valorizzazione dei porti del Sud e della Sicilia e la creazione di supporti infrastrutturali idonei al commercio delle merci. Insomma a patto che lo si riempia di sostanza.
L’affermazione che l’Italia è una penisola bagnata da quattro mari, oltre a rievocare teneri insegnamenti da scuola dell’obbligo, non è un’affermazione scontata e banale.
E se alcune regioni, penso al Friuli Venezia Giulia, hanno beneficiato negli ultimi anni del rilancio dell’attività portuale di Trieste e con essa la valorizzazione della base Nato di Aviano sicché interventi precisi hanno avviato in quei territori una rinnovata commercializzazione, per la Sicilia non è stato così.
La Sicilia oggi pur con la centralità della sua posizione nel Mediterraneo di cui è naturale porta d’accesso resta una piattaforma (un hub) del tutto passiva. Nonostante il ruolo Nato e nonostante la potenziale capacità di collegamento fra l’oceano indiano e l’oceano atlantico, nonostante il raddoppio del Canale di Suez e pertanto una raddoppiata capacità di commercializzazione delle merci che attraverso il canale di Suez, dall’Africa giungono nel continente europeo, la Sicilia non intercetta un bel nulla perché non ha strutture adeguate. Il porto di Augusta che ha la migliore posizione nel Mediterraneo non serve allo scopo, gli altri porti siciliani troppo ancorati alle città di provenienza, sono esclusivamente porti a
vocazione turistica cioè scali passeggeri e non possono mai essere scalo merci di una certa consistenza.
Si dirà ma è stato sempre così. E invece no. Basti pensare che illustri studiosi hanno da sempre considerato non marginale il ruolo commerciale della Sicilia, esaltandone piuttosto la naturale propensione ai traffici.
Le considerazioni di Henry Bresc nella monografia ‘Arabi per lingua Ebrei per religione’ (Edizioni Mesogea: tradotto da Laura Sciascia, 2001), sono illuminanti in proposito.
L’imponente lavoro di questo illustre medievista dell’Università X di Parigi-Nanterre, è l’ennesimo tassello di una serie di monografie incentrate sul Mediterraneo e sulla Sicilia in particolare: non è un caso che lo storico abbia sottolineato “la liceità e la necessità degli studi sul Mediterraneo, universo di scambi economici ed immateriali”.
“La pubblicazione – confessa gentile lo stesso Bresc – è un omaggio alla storia nascosta dell’isola, ad una Sicilia che ha sempre voluto mantenere tra le comunità almeno l’uguaglianza dei diritti civili.
La Sicilia dunque soggetto di grande interesse storico: perché la conosciamo bene – precisa Bresc – anche attraverso un capillare lavoro interdisciplinare e soprattutto perché si presenta come un esempio luminoso di soluzioni radicali, un largo spettro di problemi teorici su cui è riuscita a dare risposte chiare: il latifondo o le relazioni tra lingua, potere e religione. E’ l’isola che chiarisce allo stesso tempo la storiografia a europea e getta una luce sul mondo africano e musulmano”.
La storia più recente purtroppo marginalizza la Sicilia sol che si pensi che ad esempio, dopo un periodo di centralità nei rapporti con Gheddafi (durante la Presidenza della Regione Nicolosi, n.d.r.), oggi alla Sicilia viene del tutto sottratto quel ruolo negoziale che potrebbe assumere nella risoluzione dei rapporti con la Libia.
Oggi è la Turchia che addestra la guardia costiera libica e la centralità nel Mediterraneo che sarebbe un’opportunità per la Sicilia in realtà finisce per marcare un’insanabile distanza in termini politici e commerciali.
Ai fini della competitività della Sicilia anche l’Autonomia Siciliana si rivela un vero e proprio boomerang: il vantaggio virtuale dovuto all’inserimento di tale principio nell’unico Piano Nazionale dei Trasporti risalente al 1987 in realtà dopo la soppressione della Cassa per il Mezzogiorno, su un piano operativo non ha più assegnato alla Sicilia alcun tipo di finanziamento per l’aggiornamento progettuale ed infrastrutturale in tema di strade, porti ferrovie.

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Confidiamo dunque nelle prerogative del Ministero del Sud e nelle opportunità che potrebbero derivare dall’Ue. A patto che nel frattempo il mare che ci separa dal continente europeo non diventi un abisso insormontabile e che la Sicilia non diventi un immenso ‘ Deserto dei Tartari’ in cui l’ attesa consuma gli anni dei siciliani rimasti.
Quelli che vivono come imprigionati da un incantesimo, tutti tesi a indagare ogni piccolo movimento agli estremi confini del deserto per potervi individuare un segnale di nuova vita.

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Claudio Basile
Claudio Basile
Avvocato Claudio Basile Per info e contatti: [email protected]
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