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Comuni d’Italia : Autonomia differenziata o ‘raccolta’ differenziata?… E poi non ne rimase nessuno

Cosa abbiamo capito del disegno di legge sull’autonomia differenziata che il Governo sta per passare al vaglio del Parlamento? Che il ddl sull’Autonomia differenziata è stato messo a punto dal Ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli

Cosa abbiamo capito del disegno di legge sull’autonomia differenziata che il Governo sta per passare al vaglio del Parlamento? Che il ddl sull’Autonomia differenziata è stato messo a punto dal Ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. Questo il suo primo commento: “Con il via libera in Consiglio dei ministri inizia ufficialmente il percorso del ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico. Una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono regioni che fanno da traino ed altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione”.

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Vi è pero che, a monte di questo disegno di legge preparato dal Governo, una questione di sicurezza nazionale così drammatica da risultare ‘incommentabile’.

 

Secondo gli ultimi numeri dell’Istat i dati rilevati nel 2020 ci dicono che la popolazione italiana è in una fase di progressiva riduzione e che nel 2050 le stime prevedono che la popolazione scenderà a 57 milioni di unità. Che la popolazione anziana è in costante crescita mentre diminuisce la popolazione giovane. Che avremo sempre pìù aree che resistono e aree che accelerano il declino.
Il 70% dei Comuni italiani sono al di sotto dei 5000 abitanti e nel 2050 si stima che ben 2560 Comuni italiani sono destinati all’estinzione. Che attualmente rispetto agli investimenti i Comuni attrattivi sono il 27%, annaspano il 45% sono in grave crisi il 28%.

 

A proposito di treno il primo problema dei piccoli Comuni e che non ci sono collegamenti alla città e 6500 binari ferroviari sono morti, inutilizzati.
Si dirà, ma questo che c’entra? C’entra eccome se si pensa che il difetto di collegamento fa si che un giovane di Frosinone ad esempio che va a lavorare a Roma non potendo utilizzare una rete ferroviaria decente è costretto ad affittare o comprare con un mutuo un appartamento nella capitale e com’è ovvio questo investimento ne condiziona immensamente lo stipendio mensile.
C’è n’è abbastanza per chiedersi se quella che stiamo per approvare più che una legge sull’autonomia differenziata non sia invece un provvedimento sulla ‘raccolta’ differenziata di piccoli Comuni che verranno spazzati via irrimediabilmente.

 

Accanto al chiaro problema delle infrastrutture e dei collegamenti il tema della rivitalizzazione dei piccoli comuni diventa cruciale ma è necessario recuperare la dimensione produttiva dei borghi, e con essa la rinascita delle botteghe come centri di aggregazione dove rinascono servizi fondamentali per gli abitanti, dagli alimentari alla parafarmacia, dall’edicola al bar.
Storicamente il Comune, cioè la forma di governo autonomo cittadino, apparve nell’Europa occidentale dopo l’anno Mille, per soddisfare il desiderio di leggi, tribunali, organismi amministrativi e politici retti dai cittadini stessi. Inizialmente associazione privata, il Comune esprimeva la solidarietà politica e sociale dei “borghesi” contro il signore o il vescovo.

 

 

Quando l’istituzione divenne pubblica il governo della città fu affidato ai “consoli” in Italia e in Provenza, ai “jurés” (giurati) in Francia e agli “aldermen” (consiglieri) in Inghilterra, coadiuvati da due organi: il Consiglio maggiore e il Consiglio minore o di fiducia. Pacificamente o con la forza, i cittadini ottennero il riconoscimento di statuti, cioè il diritto a governarsi da sé. La struttura rimase però a carattere aristocratico, e mercanti, artigiani, professionisti, lavoratori manuali non avevano nel Comune pieni diritti politici.

Sappiamo poi quanto i Comuni italiani abbiano progressivamente ottenuto tanti e tali poteri da rimanere autosufficienti, distinti ed autonomi fino a tarda età.
E quanto la dimensione produttiva del Comune abbia preso il sopravvento creando attraverso produzione agricola e traffici la ‘vera autonomia’ che da produttiva divenne conseguentemente politica.

Oggi al di la del ‘nomen juris’ corriamo il rischio di consegnare con l’autonomia differenziata una scatola vuota se i Comuni italiani rimarranno isolati, improduttivi, desertificati.

Per fare un tavolo ci vuole il legno… non occorre che richiami la sequenza di Endrigo-de Moraes per dire che il legislatore italiano deve imparare a far bene le leggi.
In assenza di investimenti precisi, gli squilibri demografici diventeranno così evidenti tra Comuni italiani territorialmente distanti da consegnare ai giovani una riforma inutile e costosa.

 

 

La storia d’Italia e la logica camminano di pari passo quando si vuol proporre delle riforme serie, condivise e condivisibili.

Per fare un tavolo…

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Claudio Basile
Claudio Basile
Avvocato Claudio Basile Per info e contatti: [email protected]
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