La pronuncia
Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 2530/2022 ha dato ragione al pendolare che, a seguito di sanzione, voleva conoscere l’identità del pubblico ufficiale per agire in giudizio.
La normativa di riferimento
Il Consiglio, richiamando due sentenze recenti ha aggiunto che il diritto di accesso difensivo, ai sensi dell’art. 24, comma 7, Legge n. 241 del 1990, deve essere comunque garantito al richiedente per difendere i propri interessi giuridici, se al contempo non sussistono limiti dettati dalle norme in materia di particolari categorie di dati ex artt. 9 e 10 del Regolamento UE 2016/679 . In altri termini i dati richiesti ai fini dell’esercizio del diritto di difesa non rientravano nelle categorie sopra menzionate(dati giudiziari), bensì erano dati comuni. Quindi il controllore non poteva vantare alcuna pretesa di tutela della riservatezza essendo invece prevalente il diritto del pendolare ad agire nei confronti del pubblico ufficiale.
Il fatto
Un pendolare era salito in tutta fretta su un treno regionale veneto con il biglietto in mano ma senza averlo prima obliterato. Pochi minuti dopo era sopraggiunto il controllore che, ignorando completamente le giustificazioni del pendolare, gli irrogava una sanzione di 50 euro. Senonché il trasgressore notava qualcosa di strano, ossia che sul verbale non veniva riportata l’identità di chi lo stava multando e non venivano riportare sul verbale le sue ragioni. Il trasgressore richiedeva le generalità del pubblico ufficiale e riceveva un altro rifiuto categorico. A questo punto il soggetto presentava denuncia querela alla Polizia Ferroviaria della stazione di arrivo e un reclamo avverso il verbale di accertamento, che veniva respinto. Allora il pendolare presentava una domanda di accesso agli atti, ex artt. 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990 n. 241, avente ad oggetto, tra gli altri, i dati personali dell’agente verbalizzante e la qualifica del medesimo al fine di poter agire nei suoi confronti nelle sedi competenti. In questo caso, il richiedente riceveva solo una copia del verbale e la giustificazione che i dati richiesti non fossero divulgabili.
Il pendolare proponeva ricorso innanzi al Tribunale amministrativo regionale per il Veneto (TAR), ritenendo sussistenti tutti i presupposti per l’esercizio del diritto di accesso, considerando soprattutto lo stretto collegamento tra le informazioni richieste e le esigenze di difesa.
La decisione
Nel motivare la sentenza il Consiglio di Stato ha affermato che “…non assume rilievo la necessità di assicurare la privacy dell’agente accertatore, atteso che non si rinvengono nell’ordinamento disposizioni normative che tutelano nella fattispecie il diritto alla riservatezza, a fronte della necessità, nel bilanciamento di opposti interessi, di garantire l’esercizio del diritto di difesa (art. 24 Cost.)”.
Posto quindi che un trasgressore non può rifiutarsi di fornire le generalità al controllore, sarebbe corretto porsi la domanda contraria, ossia se quest’ultimo può negare al soggetto sanzionato di rivelare la propria identità. In questo caso, non c’è una disposizione specifica, ma la recente sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V, sent. n. 2530/2022 ha fornito una soluzione piuttosto chiara.
