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Mindfulness Psicosomatica: intervista alla psicologa Silvia Ghiroldi dell’istituto di Neuropsicosomatica del Villaggio Globale di Bagni di Lucca

Conosciuta come didatta durante un interessante e altamente formativo corso intensivo di Neuropsicosomatica dal 18 al 24 luglio di quest’anno, Silvia Ghiroldi è una delle colonne portanti del Villaggio Globale. Attraverso una serie di articoli ci spiegherà che cos’è la Mindfulness Psicosomatica e a cosa serve.
Susanna Basile: Chi è Silvia Ghiroldi?
Silvia Ghiroldi: Sono una Psicologa, iscritta all’Associzione Europea di Psicoterapia Corporea (EABP) e Genetista.
Mi occupo da molto tempo di interventi clinici ad approccio corporeo, Mindfulness e tecniche di consapevolezza; Sono vice presidente, mi occupo di didattica e ricerca presso L’istituto di Neuropsicosomatica del Villaggio Globale di Bagni di Lucca.
S.B: Di cosa parla il libro Neuropsicosomatica?
S.G.: Il testo ‘Il corpo e la riparazione del Sè’ introduce la NeuroPsicosomatica, un approccio clinico integrato che affonda le proprie radici nelle psicoterapie ad approccio corporeo. Richiamare l’ambito della Psicosomatica raccoglie la testimonianza di una prospettiva che intende l’unità mente-corpo come inscindibile unità psicobiologica dell’individuo.
In NeuroPsicosomatica gli strumenti corporei si integrano sinergicamente con l’impiego della Mindfulness Psicosomatica e di numerose tecniche di consapevolezza descritte nel libro.
Questo testo può essere utile a tutti quei professionisti che intendano includere il corpo e la Mindfulness Psicosomatica nell’intervento clinico, siano essi formati specificatamente con l’approccio in NeuroPsicosomatica o provenienti da differenti modelli clinici.
S.B.: Esistono basi scientifiche rispetto alla Neuropsicosomatica?
S.G.: La Psicoterapia ad Orientamento Corporeo, o Psicoterapia Corporea, deve la sua prima formalizzazione a Wilhelm Reich, ritenuto il vero fondatore della moderna psicoterapia corporea. Egli introdusse la dimensione corporea nell’intervento terapeutico, intendendolo rivolto alla globalità della persona.
Tale concetto viene sostenuto e integrato da numerose comprensioni delle neuroscienze, che ci permettono di constatare come il Sé corporeo ponga le basi per la globalità dell’individuo.
Il concetto di network psicosomatico introdotto da Candace Pert, la visione evolutiva filogenetica delle emozioni individuata da Jaak Panksepp, la comprensione dell’inibizione dell’azione di Henri Laborit, le scoperte relative agli elementi biologici e neurofunzionali alla base del sistema di attaccamento e dello sviluppo dell’individuo, sono elementi portanti di questo approccio clinico. Le neuroscienze ci permettono di constatare come il Sé corporeo sia un elemento primario dello sviluppo della persona; esso pone le basi per lo sviluppo dei successivi piani dell’individuo, fino all’organizzazione di tutti i livelli psicocorporei nella loro globalità e costante interrelazione.
Obbiettivo degli interventi clinici sarà la reintegrazione e fluidificazione delle componenti del sistema individuale e delle sue funzioni, che permetterà al soggetto di esprimersi nel suo contesto, consentendogli cioè di esprimere il suo progetto esistenziale.
A tale finalità sono indispensabili gli elementi di sviluppo della consapevolezza e le tecniche di Mindfulness, che sostengono un’esperienza di integrazione del Sè.
Le tecniche Mindfulness Based nell’ultimo decenio hanno raggiunto evidenze di efficacia scientificamente validate in tutto il mondo.
S.B.: Che cos’è la Mindfulness?
S.G.: L’approfondimento delle tecniche di meditazione e delle tecniche di consapevolezza è alla base dell’approccio in NeuroPsicosomatica. Utilizziamo come equivalenti i termini “Mindfulness” e “Consapevolezza”, ricordando infatti che il termine tradotto in “Mindfulness” nella cultura buddista da cui origina è riferibile ad un concetto di “pienezza della coscienza” che per semplicità viene indicata come “Consapevolezza”.
Il termine Mindfulness è stato impiegato per indicare differenti cose.
Alcuni autori considerano la consapevolezza come una capacità cognitiva, in quanto coinvolge e stimola abilità cognitive, come la regolazione dell’attenzione e l’apertura alla novità, intesa come parte del processo decisionale. Altri autori la ritengono un tratto di personalità o uno stato, che si presenta occasionalmente. In alcuni casi la Mindfulness viene ridotta semplicemente a un insieme di tecniche usate all’interno di interventi clinici, medici ed educativi. Riteniamo più proprio definire la meditazione e la Mindfulness uno stato. Secondo la definizione di Siegel (2001), uno stato della mente è: «l’insieme dei pattern di attivazione all’interno del cervello in un determinato momento e svolge due compiti fondamentali: coordinare le attività del momento e creare pattern di attivazione cerebrale che possono in seguito diventare più probabili». La ripetizione di uno stato mentale aumenta la probabilità che esso si ripresenti, trasformando uno stato temporaneo e circoscritto in un tratto duraturo. Ne abbiamo riscontro anche nella pratica della meditazione, possiamo perciò sostenere che la Mindfulness rappresenta uno stato mentale, ma esso grazie al network psicosomatico riverbera in tutto lo stato dell’individuo. La Mindfulness, pertanto, rimanda all’abilità di essere totalmente presenti nel momento e pienamente consapevoli di quello che ci accade, della natura delle nostre esperienze interne (mentali, fisiche, emozionali, ecc.) e di ciò che sperimentiamo. Avere la capacità di ‘funzionare con questa modalità’ porta numerosi benefici al benessere degli individui ormai ampiamente documentati, per esempio rialzo di serotonina, dopamina, deha, calo di cortisolo e riduzione dello stress di cui tutti possiamo beneficiare.
S.B.: Quali sono i corsi che avete sviluppato al Villaggio Globale?
Il Villaggio Globale nasce come una Associazione di Promozione Sociale (APS) che è prima di tutto rivolta agli associati, che propone numerosi corsi di crescita personale, sostegno psicologico, meditazione, ecc. per migliorare il benessere dei partecipanti.
Negli anni, su questa base, l’APS ha intrapreso diversi percorsi formativi che permettessero di estendere ad un più vasto numero di utenti le conoscenze di base del nostro modello.
Sono nati in questa maniera GAIA, in collaborazione con l’UNESCO e finanziato per diversi anni dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ed i diversi percorsi professionalizzanti dell’Istituto di Neuropsicosomatica.
Il protocollo Gaia, rivolto inizialmente alla scuola, ha raggiunto circa 35000 persone sul territorio nazionale anche in diversi contesti di disagio sociale. Gaia è una sequenza di 12 incontri finalizzati a promuovere la capacità di consapevolezza nei ragazzi e negli adulti, con finalità di promozione della salute, ma anche di sostegno ad una cittadinanza globale consapevole, secondo l’agenda 2030 dell’UNESCO. Questo percorso è riconosciuto dal Miur come formazione per gli insegnanti.  l’Istituto di Neuropsicosomatica inoltre è Training Institute riconosciuto dall’EABP e forma Psicologi e Medici secondo il proprio modello di intervento.
Esistono inoltre corsi di Counseling rivolti a figure professionali che impiegano tecniche di consapevolezza e crescita personale più semplici e che non hanno finalità clinica.
S.B.: Quali sono le difficoltà di altri approcci (cognitivo, comportamentale, psicanalitico, sistemico, ecc.) nell’approcciare le tecniche che riguardano il corpo?
In questo momento storico, a seguito di numerose comprensioni scientifiche, molti autori in differenti approcci giungono ad affermare la necessità di comprendere il canale somatico negli interventi clinici. La psicoterapia corporea però è l’unica che ha sviluppato fin dal secolo scorso un quadro teorico specifico, vasti repertori di strumenti e tecniche consolidati, ponendo come centrale l’unità somatopsichica umana. Direi che la ricchezza di esperienza clinica di questo filone è enorme.
S.B: Che cos’è la consapevolezza secondo il vostro approccio?
S.G.: Cercando di tradurre in termini meno tecnici la Consapevolezza potremmo dire che è la nostra capacità di essere consapevoli di noi stessi in termini corporei, emotivi, cognitivi, energetici ecc., la capacità di percepire il senso di quello che ci accade in tutti i piani che ci compongono, nella loro interazione costante e cogliendo la loro unità. Ciò è alla base dell’essere consapevoli dei nostri vissuti e del senso che hanno per noi, pertanto alla base della pienezza di senso della nostra esistenza.
S.B.: Esiste una coscienza del corpo?
S.G.: Esiste una coscienza che si esprime nella globalità dell’individuo, frutto dell’interazione di tutti i suoi livelli nella sua unità inscindibile, forse dovremmo chiederci se sia possibile separare la coscienza del corpo da quella mentale o se sia più complesso, ma più reale, pensare l’uomo come unità sistema unitario anche in termini di coscienza. Per questo spesso parliamo di Coscienza Globale. Il termine ‘Globale’ in realtà è una ridondanza: la coscienza è per sua natura globale poi in essa agiranno differenti piani in interazione: corporeo, emotivo, cognitivo, ecc.
In psicologia sottolineare una coscienza del corpo è stato importante perchè storicamente il piano corporeo è stato trascurato, ma la coscienza ci permea in ogni livello del nostro sistema.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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