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sabato, Aprile 27, 2024
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Catania chiama Londra: I will survive Storm Clara? Parte prima

Quando i miei impegni accademici chiamano io psicologa e sessuologa clinica presente ormai da tre anni alla conferenza annuale dell’associazione ATSAC (Association for the Treatment of Sexual Addiction and Compulsivity), vado. Porto i miei lavori le mie ricerche che negli anni precedenti si sono svolti a fine gennaio. Quest’anno la conferenza si è tenuta l’8 di febbraio e si sa che i biglietti vanno comprati con notevole anticipo, noi perché partiamo in due, con il compagno sociologo, li abbiamo presi in ottobre e stavolta invece dei soliti quattro giorni (mercoledì/domenica) ho sentito che era il caso di fare mercoledì/mercoledì una settimana a Londra dove finalmente vedere tutto quello che ci mancava da vedere: eravamo stati quattro volte alla National Gallery che sono sempre poche per me che faccio ricerche sulla sessualità implicita/esplicita su quadri e statue; altre cinque volte al British Museum perché stavamo nella zona di Bloomsbury quindi nella strada attigua al museo. Premesso che a Londra tutto costa un botto che noi nel cambio, anche quando erano nella comunità europea ci perdevamo un buon 30%, premesso ciò, i musei sono gratis: tutti i Musei sono Gratis!!! Avevamo visitato Windsor, la vera residenza della regina e dei suoi discendenti, dove il cambio della guardia era compreso nel biglietto e a Hampton Court, il castello di Enrico VIII, quello delle sei mogli, il mio preferito. Quindi quest’anno eravamo pronti per le altre mete che qui di seguito vi elencherò per auspicare un glorioso autentico tour su London city. Le mete erano “indiscutibili”: la flessibilità stava nel cambiare le giornate a seconda delle condizioni atmosferiche. Che possibilità avevamo di beccare Storm Clara? Nulle! Perché da buoni italiani, anzi siciliani, anzi catanesi, a parte le temperature, tipo conversation, manco ci passava per la testa, che loro i nostri lontanissimi “cugini” sapevano di Storm Clara. La nostra residenza era Kensington quartiere vittoriano di Londra elegantissimo e un po’ decadente, come il nostro hotel, ma al centro e servitissimo della “tube” londinese (metropolitana).

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Il primo giorno a piedi verso Kensington Palace, a pagamento, residenza della regina Vittoria. E scopri così che la “rigorosa” regina è stata pure una bambina e una ragazza gioiosa “costretta” per questioni di discendenza a fare la regina. Poi nel parco attiguo con laghetto e animali tra cui anatre selvatiche, gabbiani e immancabili colombi che ti inseguono per mangiare, e tu glielo dai, quello che hai. Scopri che il parco di Kensington è solo una piccola parte dell’immenso Hyde Park di cui parleremo dopo.

 

Di lì è vicino, sulla cartina dei turisti tutto è vicino, ti fai il Victoria and Albert Museum, questo è gratis, tranne le mostre tematiche, che sono a pagamento. Gioielli, vasellame, quadri, statue, miniature, una parte pure sugli spettacoli teatrali, ogni volta ti maledici, perché tutto lo scibile umano te lo ritrovi lì, ma comunque vai perché questa è la tipologia del viaggio. Quando giri esci fuori e scopri zone di Londra centrale dove non ci sono mezzi di trasporto né autobus e né auto che disturbano, ti vengono in mente le frasi degli amici che hanno i propri figli in questa città che lavorano e studiano ma poi dimorano in luoghi “lontani” perché Londra è caotica: ma dove? Siamo partiti da Cromwell Road verso Kensington Palace e ci ritroviamo al Museo delle Scienze al Museo geologico e al Victoria and Albert Museum e udite, udite, camminando ormai strafatti di droghe adrenalitiche, da Harrods.

 

 

I grandi magazzini Harrods. Ma questo merita un articolo a parte visto che siamo a S. Valentino e “loro” hanno pubblicato una rivista su London in love.

La giornata successiva è tutta dedicata ad Oxford che raggiugerla è prosodia, ma anche memoria e ricerca di testi storici. Sabato è già l’8 febbraio e in qualche modo vi risparmio l’essermi persa nella “tube” della Northern line che ha cinque piattaforme per trovare il luogo della conferenza ATSAC, uscita a Old Street, sede della Amnesty International, una zona antica ma piena di grattacieli indecifrabili dove nessuno sa niente di dove si trova. Lì ho trovato un angelo di nome Billy che aveva appena accompagnato sua moglie Carol, sex therapist anche lei diretta alla conferenza, che mi ha accompagnato fisicamente. Si è fatto un altro chilometro per la mia meta, e si è offerto di venirmi a prendere al ritorno, cosa che ha fatto e che ringrazio sentitamente, insieme alla moglie.

 

Arriviamo al 9 febbraio, domenica, giorno dedicato all’attraversamento di Hyde Park e raggiungimento a piedi del Museo di Sherlock Holmes. Il tempo era stato splendido: sole e temperature miti considerando il periodo, quel giorno vento e pioggia a sferzare come lame che “piagavano le parti ignude del corpo umano”. Avevamo con noi le arachidi per i nostri pupilli preferiti gli squirrel, gli scoiattoli che ti salgono addosso insieme ai pappagalli, nelle zone boscose. Una guardia ci dice oggi Hyde Park “it’s closed” e domani? Risponde “maybe”, può essere, o vediamo! Ignari imperterriti nei segnali decidiamo di accerchiare Hyde Park per raggiungere comunque la nostra meta che era Baker Street ovvero il museo di Sherlock Holmes. Ma a quel punto un segnale ci arriva dall’alto dei cieli: cambiare meta e dirigerci verso la Torre di Londra tra il freddo, il gelo, la pioggia e il vento almeno nella “tube” e poi nella gloriosa Tower avremmo sofferto di meno. E cosa succede a questo punto? Entriamo nella “tube” fermate, cambi per uscire a Tower Hill dove ci sta la Torre “i gioielli della corona” e il tanto “coronato” Tower Bridge, che sta per ponte, e ci dirottano, sì nella metro londinese, c’è il dirottamento. E finalmente dopo un’ora usciamo in un posto della tube Metropolitan: Aldgate il capolinea. E qui ci aveva detto l’impiegata tube indiana a “700 metri c’è la Torre di Londra”.  Settecento metri di sangue e stimmate, perché “nessuno” degli abitanti di Londra, perché ormai i veri Londinesi sono morti, sa dove si trova la Torre.

 

Un tornado tra infiniti grattacieli fintamente riparati ci litiga sullo smartphone “no wash”, alfine, troviamo come miraggio, ritrovato la Torre. Strano non sapere dove si trova un ponte sul fiume e una location, che il castello Ursino appare un fuscello, ma tant’è!  Riusciamo a raggiungere la meta dove i gemiti del compagno d’avventure erano un ritornello mirato “in albergo dovevamo restare”. E poi “lei” la Torre che fosse un castello con tanto di mura a “visibil mirabilia mostrare”.

 

Chi è stato rinchiuso nobile di sì fatta schiera oggetto reale e fittizio all’interno di queste mura, vedi Maria Stuarda cugina di Elisabetta I, e i personaggi di Shakespeare, la Torre va visitata soprattutto nella cappella appena rimaneggiata. Che poi tutto, tipico dei musei londinesi è didattica e scempio ludico, compreso il tiro con la balestra dove io sono risultata troppo violenta e colui un perfetto tiratore. Il ritorno non si sapeva come fortunoso con altri dirottamenti prospettati, del nostro ignaro meteorologico sopore ci ha permesso di rientrare integri nel nostro insospettato torpore: fu colui che aprendo la CCN con stupore, mi disse: “Ma oggi c’è stato la Storm Clara!” Immagini di allagamenti, alberi abbattuti, aerei atterrati in atterraggi di fortuna, chi ha fatto New York/Londra in 4 ore per evitare di morire…” e noi eravamo in una Torre fondata nel nel 1066 da Guglielmo il conquistatore: chi la poteva abbattere? Il curry with lambs avrebbe attutito ogni immaginifico languore. Per le restanti mete leggete il prossimo articolo.

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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