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Festival Artieri nella Tonnara di Marzamemi: considerazioni di un turista giramondo

La tonnara di Marzamemi era la più importante della Sicilia orientale, per la quantità di pescato delle diciassette tonnare che erano attive lungo la costa orientale della Sicilia

Nella pittoresca cornice della tonnara di Marzamemi, il Festival Artieri si distingue nettamente dalla splendida e barocca città di Noto, assumendo connotazioni chiaramente diverse. Lo scenario del villaggio marittimo fa immediatamente pensare a come doveva essere la vita nel XVII secolo, quando i pescatori popolavano le minuscole capanne costruite con materiali semplici: una vita condotta nell’essenziale che, ai tempi moderni, contrasta gentilmente con i numerosi bazar e ristoranti dall’arredamento moderno ma non pacchiano.

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Un po’ di storia. La tonnara di Marzamemi era la più importante della Sicilia orientale, per la quantità di pescato delle diciassette tonnare che erano attive lungo la costa orientale della Sicilia. Concessa il 14 febbraio del 1655, con investitura della Regia Corte ad un barone spagnolo, nei primi anni di attività la tonnara non veniva calata ogni anno, bensì ad anni alterni, perché non si riuscivano a smaltire tutti i tonni pescati, che, in gran parte, venivano salati e conservati in botti di legno. Solo dalla seconda metà del Settecento venne calata annualmente. Il nucleo della tonnara è costituito dalla piazza Regina Margherita e dal palazzo padronale, fatto costruire nel 1752 dai Calascibetta e gestito poi dai Nicolaci, gabelloti di tonnara, secondo qualcuno discendenti da un ammiraglio Nicolajev o Nicolaus, di origine anglo-russa, secondo altri, invece, eredi di un rais della tonnara di Pizzo Calabro. I lavori iniziarono nel 1746, su iniziativa dei baroni Calascibetta e furono guidati dai mastri Matteo Corso e Pasquale Alì. Il palazzo è in pietra arenaria e sul portale è raffigurato lo stemma della famiglia Nicolaci; sulla parte superiore della facciata sono collocati cinque canali di scarico dell’acqua piovana, a forma di mensole terminanti con visi umani.

Ma torniamo al presente. Anche in questo caso l’arrivo alla tonnara ha i suoi rituali nel primo giorno: un saluto cordiale con gli altri colleghi di stand e si prosegue con lo scarico delle merci dai nostri veicoli, essendo nella ZTL con un’autorizzazione breve fino alle 11 non abbiamo molto tempo per bighellonare ma alla fine fra scherzi e risatine, il lavoro di allestimento si completa entro l’ora di pranzo, dopodiché la tonnara chiude per riaprire le sue porte nel tardo pomeriggio.

Questa volta abbiamo preso una casa un po’ fuori dal villaggio, per la precisione vicino ad un’altra tonnara, quella di Vendicari: una scelta azzeccata perché una doccia rigenerante ed un riposino salutare prima di immergersi nel lavoro sono due tappe obbligate.

Alle ore 17:30 siamo già sul posto pronti ad aprire le nostre porte e a dare il benvenuto ai primi visitatori; è curioso come alcuni turisti cerchino in anteprima di sbirciare attraverso le fessure delle grandi porte della tonnara: in effetti è un luogo affascinante e fuori dal tempo.

È già l’ora d’apertura, le 18:00, apriamo! Ecco i primi turisti, quelli che vi entrano per la prima volta rimangono stupiti ed iniziano a fare i selfie e le foto ricordo: hanno visto i nostri croccanti biscotti, ne prendono tre sacchetti, sono irresistibili con i loro gusti di mandorla, pistacchio e nocciola.

È un fiume di persone che ora sta iniziando a popolare la tonnara, arrivano da tutte le parti d’Italia e d’Europa, persino dagli Stati Uniti e dall’Australia, tutti vogliono visitare questo luogo incantevole.

In un battibaleno sono già 20, vado a prendere qualcosa da mangiare per me ed i miei colleghi, andiamo al solito posto, una panetteria poco fuori dal centro storico che fa cose deliziose, pizze al taglio, della tavola calda e un ottimo gelato alla zuppa inglese, il mio preferito.

Tornando alla tonnara, attraversando la piazza principale, noto molte persone sedute a tavola nei vari locali a consumare la loro cena: c’è una varietà di profumi e odori di pesce fritto ed altre prelibatezze che non danno fastidio ma amplificano la sensazione di trovarsi in un luogo unico nel suo genere.

Così ci immergiamo nell’ultima parte della giornata lavorativa, quando i visitatori dopo cena si aggirano per le stradine del villaggio: quasi ogni sera un gruppo musicale allieta le serate con il loro live, proprio nella balata accanto a noi.

Luca Mauro Consoli

 

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