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Le Relazioni Pericolose al Verga dal 2 aprile

Tratto dall’omonimo romanzo di Choderlos de Laclos. Apparve allora un libro, il quale suscitò una straordinaria impressione nel pubblico, un libro che mise il suo autore tra il biasimo e la lode… lo collocò fra i migliori scrittori e coloro che dell’arte di scrivere hanno fatto un uso funesto… un libro infine che meritava d’esser dato alle fiamme per mano del boia, sebbene fosse degno di figurare fra i classici… Credo di aver nominato “Les Liaisons dangereuses”.

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Alexandre de Tilly, paggio di Maria Antonietta e suicida per aver barato al gioco a Bruxelles.

Pensiamo sia nostro dovere avvertire il pubblico che non garantiamo l’autenticità della raccolta di queste lettere, e abbiamo anzi forti motivi per credere che si tratti di un romanzo, poiché i suoi personaggi sono così corrotti che è impossibile supporre che siano vissuti nel nostro secolo; in questo secolo di filosofia, dove i lumi hanno reso tutti gli uomini probi e tutte le donne modeste e riservate. Il nostro parere è, quindi, che le vicende narrate non siano potute accadere che in altri luoghi e in altri tempi.

Choderlos de Laclos, dalla falsa avvertenza dell’Editore.

Nonostante il passare dei secoli e delle grandi rivoluzioni, la vivida contrapposizione tra questi punti di vista e l’ironica visione dell’umano che ne traspare arrivano dritte alla nostra sensibilità. È davvero una pericolosissima tentazione, affrontare il romanzo epistolare di Laclos, generale, scrittore, inventore, giacobino, amico del Duca D’Orlèans, segretario governativo per Danton, governatore sotto Napoleone, capace di danzare con la storia, con le arti e con tutti i poteri che si sono avvicendati in quel secolo straordinario.

Ne “Le relazioni pericolose” siamo immersi in un gioco di specchi, falsari e finte chiavi, dove balenano verità sempre diverse, velate e disvelate dalle armi dell’intelligenza e dell’ironia più amara. Attraverso le finte lettere di personaggi affascinanti e crudeli, fidenti ed amorosi, ma soprattutto clamorosamente teatrali, si snoda l’abile strategia che rivela la matematica spietata dei rapporti e il mutevole duello tra vittima e carnefice, per arrivare, come in un meccanismo ad orologeria, alla grande esplosione finale, quando gli specchi riflettono soltanto solitudine e vuoto. Quel che resta tra i rottami del gioco delle apparenze acquista una preziosità inafferrabile e il palcoscenico fatiscente dell’anno 1782 diventa vertiginosamente vicino, teatro di relazioni quotidianamente subite ed inflitte. Non importa certo stabilire se le lettere siano vere o finte: quante volte l’arte ci stupisce raccontando cose non reali ma che sono più vere del vero? Merteuil e Valmont sono vampiri allo specchio, assetati di linfa vitale, vigliacchi nell’esperire i sentimenti, paurosi di perdere il controllo, assediati dal desiderio di potere. Tourvel, Cecile e Danceny appaiono come marionette, usati, immolati, succhiati, svuotati. Un maggiordomo, testimone dei segreti e delle esecuzioni, pare conoscere e favorire tutte le trame. Ma qualcosa sfugge alle strategie, l’ingranaggio si inceppa, gli specchi rimandano immagini inattese e si spezza il legame tra i complici. La mossa finale è sbagliata e il conto tra vincitori e vinti resta aperto. La vita, che sempre sorprende, vince sulle regole dell’intrigo intessuto dall’intelligenza e dal desiderio di controllo e di potere. La sua musica imprevedibile squassa la presunzione degli ipocriti e Laclos, pur consegnando alla distruzione e alla perdita tutti i suoi protagonisti, affida proprio al femminile la costruzione di nuovi destini. Riprendiamo dopo molti anni lo studio intorno a quest’opera geniale che, attraverso le piccole storie di amore e sesso di qualche singolare individuo, traccia il ritratto di un’intera epoca, con le sue aperture al futuro, le sue paure e le sue trappole, le limpide utopie, le paure, la cecità. Oggi che quel disegno di potere, imperialismo e supremazia europea si sta irrimediabilmente sfaldando, leggiamo con altro sguardo quel tempo e la sua impressionante ricchezza di ideali, scoperte e contraddizioni, nella quale forse sta la chiave per la trasformazione, ormai imprescindibile, di un modo di intendere le relazioni, la società e il progresso che ha mostrato la sua potenza, ma anche tutta la sua ferocia.

Progetto ed elaborazione drammaturgica di Elena Bucci e Marco Sgrosso

regia di Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso

assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri

luci Loredana Oddone

drammaturgia del suono Raffaele Bassetti con la collaborazione di Franco Naddei

consulenza ai costumi Ursula Patzak

sarta Marta Benini

parrucche Denia Donati

con Elena Bucci, Marco Sgrosso, Gaetano Colella

collaborazione alle scene Carluccio Rossi

macchinismo e direzione di scena Viviana Rella, Michele Sabattoli

collaborazione artistica Le Belle Bandiere

produzione CTB Centro Teatrale Bresciano

 

Elena Bucci premio UBU 2016 come migliore attrice e premio Eleonora Duse 2016.

 

Calendario rappresentazioni

Martedì 2 aprile ore 20:45

Mercoledì 3 aprile ore 17:15

Giovedì 4 aprile ore 20:45

Venerdì 5 aprile ore 17:15

Sabato 6 aprile ore 20:45

Domenica 7 aprile ore 17:30

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