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Ardizzone Gioeni, “L’Istituto catanese è dei ciechi”

CATANIA – Una lettera aperta è stata indirizzata da ciechi e ipovedenti cresciuti nell’Istituto Ardizzone Gioeni di Catania al Commissario dell’Ipab Giampiero Panvini, nel timore che uno dei suoi ultimi atti amministrativi “abbia il fine di affittare tutta la struttura a scuole per vedenti e altre istituzioni”.
Nel documento si ribadisce sostanzialmente che l’Istituto è dei disabili visivi, oltre tremila e trecento solo nella Città metropolitana di Catania e dodicimila in Sicilia orientale.

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Tra i ventisette primi firmatari della lettera aperta, il presidente nazionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti Mario Barbuto e il direttore generale Salvatore Romano, ma anche personalità come Alfio Pulvirenti, docente specializzato in Riabilitazione cardiologica a Roma, e i presidenti Uici di Enna, Santino Di Gregorio, Messina, Francesco Joppolo e Caltanissetta, Alessandro Mosca.
“Anch’io – ha spiegato quest’ultimo -, pur essendo di San Cataldo, nel Nisseno, sono cresciuto nell’Istituto Ardizzone Gioeni, al quale, come tanti ciechi e ipovedenti siciliani, devo la mia istruzione, la mia formazione. Con questa lettera aperta al Commissario dell’Ospizio dei ciechi, com’è chiamato a Catania, vogliamo lanciare un appello alla Società civile perché s’interroghi sulla destinazione, sull’uso di questo bene lasciatoci da un filantropo e che ora rischia di finire in affitto a scuole per vedenti”.
“Senza l’Ardizzone Gioeni – ha aggiunto Mosca – non ci sarebbero stati tanti avvocati, insegnanti, bancari, impiegati di concetto, fisioterapisti, centralinisti, operai specializzati non vedenti e ipovedenti. Noi vogliamo che i disabili visivi abbiano ancora queste opportunità”.
Domani, intanto, alle nove nel cortile dell’Istituto, in via Etnea 595 a Catania, attueranno una protesta i tre ospiti della struttura che dovranno essere allontanati perché, come scritto su un recente provvedimento, l’Ardizzone Gioeni “non risulta idoneo per non vedenti/ipovedenti”.

Nella lettera aperta si fa riferimento sia alla decisione di allontanare i disabili visivi, sia a quella di “negare il semiconvitto a un cieco che abita in provincia e deve studiare a Catania” e di “tergiversare nell’assegnare spazi all’Uici di Catania per fornire servizi ai ciechi”.
“Non si può – sottolineano i firmatari -, soprattutto, se nel frattempo si è firmata una convenzione con l’Ersu per ospitare studenti universitari vedenti e se si offrono i locali della struttura per manifestazioni come il Book Festival, ignorando la nostra magnifica biblioteca braille, o addirittura per il Festival della Birra”.
Il documento, nel quale si sottolinea come, da Statuto, l’Ardizzone Gioeni deve perseguire prima di tutto “educazione, istruzione, formazione professionale, riabilitazione, ricerca e assistenza di ciechi e ipovedenti” si conclude con un invito al Commissario affinché ricordi che Tommaso Ardizzone Gioeni e i tanti altri filantropi i quali hanno lasciato i loro beni all’Ospizio, “sognavano un’istituzione benefica che fornisse ai disabili visivi gli strumenti per vivere una vita dignitosa con pari opportunità e occasioni rispetto ai vedenti”.

Il testo della lettera aperta

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