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Il tempo sospeso tra cronos e kairos di Stefania Germenia

Esistono due tipi di tempo: “il Cronos” il tempo astratto che scorre e “il Kairos” il momento preciso propizio, come direbbe l’oracolo. Stefania Germenia archeologa, professoressa di materie umanistiche, scrittrice (ha pubblicato per i tipi di Carthago Tempo sospeso) ci racconta l’uso sapiente dell’uno e dell’altro.

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Chi è Stefania Germenia?

Sono una donna del XXI secolo, multi tasking, impegnata su più fronti. Amo profondamente la vita, le sue mille sfaccettature, la banale quotidianità, fatta di routine, amo i viaggi, i tramonti, la natura, scelgo la semplicità nei rapporti umani e pratico la coerenza e l’onestà intellettuale nelle scelte professionali e umane che ogni giorno, come ognuno di noi, sono chiamata a fare. Sono una donna, mamma, professionista, e trovo la vera me stessa nella scrittura che diventa il mio “Tempo Sospeso”, quel luogo ideale dove soffermarmi e ritrovarmi per poi mostrami vera, senza maschere agli altri.

 

Ci puoi raccontare come hai iniziato il tuo percorso archeologico?

Ho sempre avuto un’attitudine nei confronti della storia e della mitologia. Una delle mie prime letture è stata la “Storia delle storie del mondo”. Sognavo insieme agli dei riuniti a disquisire sul pomo d’oro, sulle vicende e sui protagonisti  della guerra di Troia. La passione per l’arte antica è nata anche per gli innumerevoli viaggi compiuti sin da piccola che mi hanno regalato stimoli preziosissimi e hanno acuito la mia sensibilità verso la bellezza. È stato quindi fisiologico scegliere di studiare lettere classiche e di specializzarmi in archeologia classica. Una scelta di cuore, poco concreta e realistica, di questi tempi, perché non offre moltissimi sbocchi lavorativi, per altro per lo più marchiati dal precariato. Certamente l’Italia ed in particolare la Sicilia non gratificano le professioni intellettuali ma è una scelta che rifarei sempre e comunque, senza alcun rimpianto. Ho lavorato per quasi dieci anni da archeologa precaria con collaborazioni con la Soprintendenza  ed il Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Anni meravigliosi, gratificanti, di crescita umana e professionale. Oggi sono una docente di lettere di professione e un’archeologa per passione.

 

Quali sono i tuoi progetti già effettuati e quelli futuri?

Ho la fortuna di lavorare in un ambiente in cui mi è consentito spessissimo di creare un connubio tra queste mie grandi passioni, alle quali aggiungo quella per i libri e la scrittura. Infatti da tre anni curo anche un progetto letterario nella cittadina in cui vivo, Floridia. Il progetto si chiama “Floridia in Biblioteca. Festival diffuso del libro e della lettura”. Esso costituisce il fiore all’occhiello delle attività dell’associazione culturale Focus di cui sono presidente. Credo moltissimo nel valore di questa mia idea. Aggregare la comunità intorno ai libri. Per cui qualunque luogo dove si condivida il piacere dei libri e della lettura diventa simbolicamente biblioteca, il luogo civico per eccellenza che è preposto a custodire i libri ma anche a farne veicolare il senso ed il valore alla comunità. Focus, purtroppo, per ragioni burocratiche, amministrative e per impraticabilità, quest’anno non potrà usufruire dei locali della biblioteca per cui, da donne toste e determinate quali siamo noi di Focus, non ci siamo arrese e, mediamente due volte al mese, portiamo  libri, autori e reading nei luoghi più svariati del nostro paese: parchi, piazze, pub, scuole ecc., coinvolgendo chiunque voglia avvicinarsi ai nostri eventi, nella convinzione che la cultura non deve mai essere autoreferenziale. Inoltre ho in cantiere un secondo libro che già adoro.

 

Qual è la tua mission e vision?

Credo che ogni individuo sia tassello fondamentale di un puzzle complicatissimo che sono le relazioni sulle quali si basa il tessuto sociale. Oggi, con la maturità e con numerose esperienze umane e professionali alle spalle, credo di avere chiaro il senso della mia mission:  Io sono una madre ed una docente, quindi un’educatrice. Sono anche una scrittrice e un’operatrice culturale. Lo scopo che mi prefiggo e che perseguo quotidianamente, con grinta e passione, è quello di veicolare cultura, non nozioni ma ideali, passioni, rispetto dell’altro, gusto per la bellezza, esercizio della comunicazione verbale come strumento di pace, civiltà e umanesimo. Oggi la nostra società ha davvero urgente bisogno di un nuovo umanesimo che riporti l’uomo al centro del suo mondo.

Perchè scrivi credi nell’immortalità della parola?

Sono fermamente convinta che la parola scritta sia una delle più efficaci forme di comunicazione. Chi scrive, come chi legge, si sofferma, riflette, rallenta i ritmi frenetici di oggi e forse presta realmente attenzione all’altro. Scrivere per me è un atto di coraggio. Svelare il proprio mondo interiore è ben altro che raccontarsi con foto o post sui social. Significa costruire ponti emozionali e relazionali con gli altri, legami veri e autentici, oggi quasi del tutto scomparsi. La scrittura può essere un buon agente veicolante di umanità, intesa come atto di aprirsi agli altri, di svelarsi con onestà e coerenza, di volontà di non apparire ma di essere.

Scrivere è una forma di autoterapia?

Come accennato prima, scrivere per me è sospendere il tempo, crearmi un luogo dell’anima dove ritrovarmi e scoprirmi nuova e diversa ogni volta. Quindi sì, credo che possa essere  autoterapia.

Come finirà con la “cultura” dei social?

Non sono una nemica dei social anche se scelgo sempre le relazioni umane vis a vis. Posso senza ombra di dubbio dire che mi preoccupa molto l’idea che la comunicazione da social, emoji, 140 caratteri, like, meme, stickers e quant’altro, possano sostituire una bella risata, gli occhi negli occhi, la gestualità del viso o delle mani, persino il contatto fisico. L’uomo, per sua natura è un essere sociale non social!

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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