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Quei tre buoni motivi

Non è un caso che la guerra in Ucraina, a parte il fatto che si è aggiunta alle altre quarantasei sparse qua e là per il mondo, mi abbia fatto pensare al terrorismo jihadista

Non è un caso che la guerra in Ucraina, a parte il fatto che si è aggiunta alle altre quarantasei sparse qua e là per il mondo, mi abbia fatto pensare al terrorismo jihadista.
E leggendo qualcosa scritta da specialisti della sicurezza ( Enrico Casini e Andrea Manciulli, rispettivamente direttore e presidente di Europa Atlantica. Il libro è “2001-2021 Vent’Anni di Guerra al Terrore”, è pubblicato da START InSight), ho scoperto un particolare a dir poco sconcertante. I frammenti dello Stato islamico in giro per il mondo ci sono eccome, (e di questo non dubitavo) e, qui è la sorpresa, Ayman al Zawahiri guida al Qaeda dal 1984.
Ora, a meno che non sia lì a scaldare la sedia, a giocare al fantacalcio o a guardare la tv in una di quelle taverne spoglie e credo anche maleodoranti che si vedono nei filmati di repertorio, presumo che qualche cattivo pensiero lo abbia fatto da quando Putin ha deciso di invadere l’Ucraina al centro dell’Europa. Tutto come si dice nella ‘vulgata’ si tiene e certe questioni sono collegate e per questo gli apparati di sicurezza italiani farebbero bene come i colleghi europei a prestare “un’attenzione continuativa” su queste dinamiche.
Da ciò i tre buoni motivi per i quali la guerra dovrebbe finire domani:
1. Una prima deduzione semplice (che strateghi molto più fini di me mi auguro abbiano fatto) è che la guerra all’ Ucraina fa venir voglia alle organizzazioni terroristiche di parteciparvi come se si trattasse di giochi senza frontiere. I commentatori evoluti e non un curioso scrittore come me, parlano a proposito del rischio della “sirianizzazione del conflitto”.
Partecipazione attiva alla guerra di consistenti cellule terroristiche connessa anche all’arrivo sul territorio europeo di vari miliziani stranieri, siriani, centrafricani, libici, ceceni.
I moderni ‘contractors’, sono soprattutto addestratori, piloti, esperti di tecnologie belliche, e sono richiestissimi in tutte le aree più a rischio del pianeta. È un mestiere che tira, insomma.
E non da adesso. Già nel secondo millennio avanti Cristo, mercenari erano i shardana, predoni sardi al servizio del faraone Ramses II. Gli Hittiti arruolavano i pirati lici e gli Assiri i montanari dello Zagros mesopotamico. Di mercenari si servivano il tiranno ateniese Pisistrato e il tiranno di Samo Policrate. Mercenari erano i diecimila greci al soldo del satrapo persiano Ciro il Giovane, le cui gesta sono narrate da Senofonte nella Anabasi. Mercenari erano anche i celti, i numidi e gli iberici impiegati da Cartagine nelle tre guerre puniche contro Roma. Le stesse legioni romane erano affiancate da frombolieri delle Baleari e da arcieri cretesi. Prima dell’anno Mille, gli imperatori bizantini utilizzavano guerrieri longobardi e dalmati, alamanni germanici e variaghi scandinavi, come guardia personale o per scortare i catafratti, cavalieri muniti di pesanti corazze.
Insomma il secondo mestiere più antico del mondo è proprio quello del mercenario.
2. Chi e come prenderà il posto della Russia in determinati teatri di guerra dove le milizie russe hanno finora contrastato l’insorgenza terroristica jihadista?
Il perdurare della guerra contro l’Ucraina prospetta il rischio di un vuoto di potere nelle aree del Medio Oriente e del Nord Africa. E quel vuoto potrebbe essere colmato da gruppi terroristici organizzati.
3. Il perdurare della guerra in Ucraina potrebbe produrre una situazione di tensione globale e non è detto che questo stato di incertezza non sia nei disegni di Putin.

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Ed ancora la Francia, il Belgio, la Germania potrebbero ben allevare ancora al proprio interno quelle ben note cellule terroristiche che conosciamo, pronte ad approfittare della situazione internazionale incerta, spappolata ed economicamente fragile per seminare terrore.

In fondo, a ben pensare, come dice De Gregori ‘la storia siamo noi’… e quello che è capitato in Italia in piena recessione negli anni 75-80 con la lotta ‘politica’ armata delle Brigate Rosse, è servito in seguito di insegnamento a chiunque.

Quando ci si auspica con il Papa che le diplomazie si debbano impegnare a fondo per porre fine alla guerra in Ucraina si pensa oltre che all’emergenza economica anche a questi ulteriori incombenti motivi.

 

È ragionevole impedirne l’avverarsi anche di uno solo tra questi e cooperare al ripristino di una condizione di vita degna di essere vissuta?

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Claudio Basile
Claudio Basile
Avvocato Claudio Basile Per info e contatti: [email protected]
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