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I ‘Banditi’ di Cutro: Ahimè, quanto assomiglia il tuo costume al mio!

Cutro è il paese del crotonese dove si è verificato il recente sbarco di migranti e la tragedia dei 78 morti. Il fatto di cronaca è noto e non necessita di alcun ulteriore commento politico

Cutro è il paese del crotonese dove si è verificato il recente sbarco di migranti e la tragedia dei 78 morti. Il fatto di cronaca è noto e non necessita di alcun ulteriore commento politico. Chi volesse continuare a distanza di quasi quindici giorni da quel 26 febbraio a giustificare o criticare l’operato del Governo non renderebbe giustizia a quei morti anzi ne profanerebbe ulteriormente l’eterno riposo.

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Certo è che umanamente la gente di quel paese, abituata all’abbandono e alla solitudine, ha miseramente contato impotente tutti quei cadaveri sulla spiaggia immedesimandosi per una carneficina che li ha accomunati e riguardati, come se a morire fossero stati dei parenti anzi come se il destino di quei migranti avesse incrociato il loro un paese di ‘banditi’.

E’ del tutto appropriata l’accezione ‘banditi’, che in questo caso vale a dire messi al bando dalla società, dimenticati, allontanati.
Questa espressione riferita ai cutresi si trova per la prima volta in un vecchio articolo di Pierpaolo Pasolini.
E non è un caso che Pasolini e la sua ‘cristiana pietà’ si siano imbattuti in Cutro e nei suoi ‘banditi’. Ma procediamo con ordine.

Nel 1959 tra Pierpaolo Pasolini e la comunità di Cutro si accese una storica contesa, che sfociò in una querela per diffamazione, poi archiviata nel 1962. Tutto scaturì dal reportage ‘La lunga strada di sabbia’ in cui Pasolini descrisse i luoghi e le persone incontrate dopo aver percorso tutta la penisola di spiaggia in spiaggia; arrivato a Cutro ebbe a definire nel suo reportage i cutresi “banditi”.

Per la sua innata curiosità lo scrittore interrogò gente della strada, persone che gli raccontarono della durezza della loro vita, il lavoro precario, i mezzi di trasporto inesistenti. Gli parlarono dei pericoli della zona. Suggestionato da quelle parole ecco che Pasolini scrisse di Cutro: …’a un distendersi delle dune gialle, in una specie di altopiano, […] è il luogo che più m’impressiona di tutto il lungo viaggio. E’, veramente, il paese dei banditi, come si vede in certi westerns. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente, non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello’.

I paesani ravvisarono in quella descrizione pesanti elementi diffamatori nei loro confronti e perciò passarono alle vie legali. Quando nello stesso 1959 Pasolini discese in Calabria per ritirare il Premio “Città di Crotone”, non mancò di incontrare un gruppo di paesani cutresi gente comune e intellettuali che avevano protestato vivacemente chiedendo un chiarimento. Pasolini spiegò loro che il termine “banditi” voleva dire “emarginati”, uomini banditi dalle classi dominanti che li sfrutta e spinge al crimine’.

Anche se la questione fu archiviata rimase lo scandalo e del resto scandalosa, umanamente scandalosa, fu tutta la vita privata di Pasolini (le denunce per corruzione di minori, un processo “per rapina a mano armata”) e la sua opera ( tutti i suoi film hanno avuto censure e sequestri).

A cento anni dalla sua nascita (era nato il 5 marzo) e a quasi mezzo secolo dalla sua tragica morte, Pier Paolo Pasolini è ancora con noi e, a prescindere dai giudizi di merito sulla sua opera, c’è una cosa che resta indiscutibile: Pasolini fu un intellettuale autenticamente rivoluzionario, abituato ad esprimersi senza calcoli e cautele .

E Pasolini con una buona componente di narcisismo (chi non lo è sapendo di essere un precursore dei suoi tempi) ha vissuto il suo personaggio nell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, con le sue provocazioni, le sue anticipazioni quasi tutte avverate: la globalizzazione, il consumismo dell’effimero, lo sviluppo senza progresso, l’ecologia, le nuove forme di sfruttamento, fino al tragico privato linciaggio che ne segnò la fine.

 

In risposta ai cutresi così motivò Pasolini:

‘I banditi mi sono molto simpatici. Quindi da parte mia non c’era la minima intenzione di offendere i calabresi e Cutro. Comunque, non so tirare pietosi veli sulla realtà: e anche se i banditi li avessi odiati non avrei potuto fare a meno di dire che Cutro è una zona pericolosa, ancora in parte fuori legge: tanto è vero che i calabresi stessi, della zona, consigliano di non passare per quelle famose “dune giallastre” durante la notte. Quanto alla miseria, non vedo perché ci sia da vergognarsene. Non è colpa vostra se siete poveri ma dei governi che si sono succeduti da secoli, fino a questo compreso. (…) E io non vi consiglierei di cercare consolazioni in un passato idealizzato e definitivamente remoto: l’unico modo per consolarsi è lottare, e per lottare bisogna guardare in faccia la realtà.’

 

 

Ma quella realtà del 1959 ha troppe similitudini con l’attuale. Ed oggi l’immane tragedia di quindici giorni fa ci accomuna tutti nella stessa miseria con la singolare coincidenza di quel paese del crotonese a far da scenario ai ‘Vinti’ di verghiana memoria.

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Claudio Basile
Claudio Basile
Avvocato Claudio Basile Per info e contatti: [email protected]
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