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Mafia: blitz Palermo, pizzo a tappeto e minacce a chi si ribellava

Negozianti avvicinati prima ancora dell'apertura per la 'messa a posto'. Colpita la famiglia mafiosa di Corso Calatafimi

Un costante controllo del territorio attraverso l’imposizione sistematica del pizzo. Richieste che si intensificavano con l’approssimarsi delle festività natalizie e pasquali. E’ quanto emerge dall’operazione antimafia dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che hanno disarticolato il vertice della famiglia di Corso Calatafimi. Tre gli arresti disposti dal gip su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsioni aggravate, consumate e tentate, commesse avvalendosi del metodo mafioso e al fine di agevolare l’attività mafiosa.

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Dalle indagini, spiegano gli investigatori dell’Arma, è emerso il ricorso sistematico all’attività estorsiva nei confronti dei commercianti della zona. Richieste finalizzate ad alimentare le casse del clan e al mantenimento degli uomini d’onore detenuti e delle loro famiglie. I negozi venivano monitorati in maniera capillare con i titolari di quelli di nuova apertura avvicinati ancora prima dell’avvio dell’attività per la messa a posto. Per chi si dimostrava non pronto a sottostare alle richieste i boss non esitavano a passare ad esplicite minacce.

 

“L’operazione di oggi restituisce un quadro in linea con le più recenti acquisizioni investigative, ovvero quello di una Cosa nostra affatto rassegnata a soccombere, che mantiene, invece, una piena operatività e che, anzi, è capace non solo di incutere generico timore nelle vittime, ma anche di avvalersi della forza fisica quale forma estrema di controllo del territorio”. A dirlo sono gli investigatori del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo che all’alba di oggi hanno disarticolato il vertice della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi.

 

Picchiato selvaggiamente con una mazza di legno. Dietro il pestaggio avvenuto in pieno giorno una ‘colpa’: aver tradito la moglie. L’aggressione ai danni del giovane colpevole di infedeltà emerge dal blitz antimafia eseguito all’alba dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di tre indagati. Due sono finiti in carcere, un terzo ai domiciliari. Per tutti l’accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsioni aggravate, consumate e tentate, commesse avvalendosi del metodo mafioso e al fine di agevolare l’attività mafiosa.

Le indagini, condotte nel periodo 2021/2023 su delega della Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, hanno colpito la famiglia mafiosa di Corso Calatafimi, inserita nel mandamento di ‘Pagliarelli’, documentandone la piena operatività con una costante pressione estorsiva nei confronti dei commercianti della zona.

 

 

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