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Maxi frode nell’area dei Nebrodi, 8 denunce, sequestrati beni per 1,2 milioni

Roma, 1 ott. – Una maxi frode nel settore dei finanziamenti pubblici nel territorio dei Nebrodi è stata scoperta dalla Guardia di Finanza. I finanzieri del comando Provinciale di Messina hanno concluso un’operazione nel settore delle indebite percezioni dei finanziamenti pubblici, europei e regionali, coordinata dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, che ha portato alla denuncia di otto persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Alla luce del quadro indiziario ricostruito il Tribunale di BarcellonaPozzo di Gotto ha disposto il sequestro di beni e denaro per un valore di oltre 1,2 milioni di euro. In particolare, la frode scoperta ha riguardato i fondi destinati all’ammodernamento di un capannone aziendale, nell’area dei Nebrodi, nel territorio di Montalbano Elicona, rispetto al quale, indebitamente, gli organizzatori della truffa richiedevano, e ottenevano, importanti risorse finanziarie pubbliche.

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Gli investigatori economico-finanziari della Tenenza di Patti, dopo aver passato al setaccio tutta la documentazione acquisita, sono riusciti a dimostrare come le fatture presentate all’ispettorato dell’Agricoltura di Messina ed all’Agea risultassero, in realtà, emesse da fornitori compiacenti, per importi ”gonfiati”, ovvero per costi in realtà mai sostenuti o sostenuti solo in parte. Sul punto, leFiamme Gialle pattesi sono arrivate a individuare anche una società cosiddetta ”cartiera”, con sede legale in Albania, del tutto priva di personale dipendente e di struttura operativa.

Come già emerso in casi analoghi è stato accertato il contributo promosso da alcuni professionisti locali: in particolare il promotore della truffa si sarebbe avvalso, secondo l’ipotesi investigativa, di un ingegnere e di un geometra i quali, nella loro qualità di direttore dei lavori, avrebbero compilato, in modo artificioso, i rendiconti finanziari ed economici presentati all’Ispettorato dell’Agricoltura di Messina, utilizzando ”fatture gonfiate”, per giustificare la richiesta di finanziamento presentata e precostituire false prove documentali in ipotesi di successivi controlli. Al termine delle indagini il gip ha emesso nei confronti del titolare dell’azienda zootecnica, uno specifico decreto di sequestro preventivo, nella forma per equivalente, finalizzato alla confisca di somme di denaro e beni immobili fino a concorrenza dell’importo indebitamente percepito, pari a 1,2 mln di euro. Nello stesso ambito la Regione Sicilia ha bloccato l’erogazione dell’ultima tranche del contributo, pari a 40.000 euro.
(Adnkronos)

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