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Santuario di Saronno, Unict protagonista del case-study per la tutela delle opere d’arte

Tutelare tramite il monitoraggio microclimatico le opere d’arte conservate all’interno del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, l’edificio più significativo dal punto di vista storico e artistico del comune lombardo

Tutelare tramite il monitoraggio microclimatico le opere d’arte conservate all’interno del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, l’edificio più significativo dal punto di vista storico e artistico del comune lombardo.
È l’obiettivo del progetto che vede protagonisti i gruppi di ricerca di Misure elettriche ed elettroniche e di Fisica applicata ai Beni Culturali dell’Università di Catania di cui sono responsabili i docenti Carlo Trigona e Anna Gueli.
Coordinato dalla docente Paola Fermo del gruppo di Chimica Ambientale e dei Beni Culturali dell’Università di Milano, in collaborazione con l’architetto Carlo Mariani, che da tempo segue da vicino il patrimonio artistico saronnese, il progetto coinvolge altre università e aziende italiane e, nei giorni scorsi, in occasione del workshop “SciCult 2022 – Le Scienze per i Beni Culturali” organizzato dall’Università di Milano, sono stati installati sensori e dispositivi utili per monitorare lo stato di salute delle opere d’arte custodite all’interno del Santuario.
Alle operazioni hanno preso parte anche i docenti Anna Gueli e Carlo Trigona dell’Università di Catania insieme con i colleghi degli altri enti partner.
I docenti catanesi si sono occupati del monitoraggio microclimatico per la conservazione preventiva di opere d’arte in ambienti confinati grazie al posizionamento dei dispositivi e nodi sensoriali wireless di dimensione centimetrica in grado di misurare temperatura, umidità, illuminamento, radiazione UV, vibrazioni. Essi sono in grado di “autosostenersi” recuperando energia in maniera ibrida da sorgenti presenti nell’ambiente anche grazie a materiali multifunzionali, includendo vibrazioni ambientali e movimenti indotti da visitatori, radiazioni, variazioni termiche. I nodi sensoriali, sotto opportune condizioni operative, possono funzionare anche in assenza di batteria.
Nella Cappella dell’Ultima Cena, dove si conservano le sculture di Andrea da Corbetta, gli affreschi di Bernardino Luini e le tele di Camillo Procaccini, sono state collocate le “Sanseveria Cylindrica”, protagoniste della soluzione innovativa messa a punto dai ricercatori catanesi. «Studi precedenti hanno, infatti, dimostrato che queste particolari piante possono essere adottate come “sensori viventi” grazie alle ottime capacità sensoriali per la radiazione UV – spiegano i docenti Trigona e Gueli -. E, inoltre, si collocano nel contesto dei dispositivi elettronici green assorbendo la CO2 presente nell’ambiente a differenza dei “classici” dispositivi in silicio che comportano produzione di inquinanti durante le fasi di fabbricazione e smaltimento».
«Sono altresì non tossici, eco-friendly, a basso costo, privi di batteria, disseminabili e mimetici – aggiungono-. Quest’ultima caratteristica è fondamentale per la fruizione delle opere d’arte considerando l’aspetto rispettoso del contesto applicativo considerato».
Un’attività multidisciplinare che prosegue tutt’oggi grazie alla forte sinergia di svariati dipartimenti dell’ateneo catanese (Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica; Fisica e Astronomia; Agricoltura Alimentazione e Ambiente; Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali; Scienze Umanistiche, Informatica).
Entrambe le linea di ricerca, sviluppate grazie al Piano di incentivi per la ricerca di Ateneo e in particolare grazie all’interazione tra i progetti Multimeter-Linea 3 (Starting grant) e Clear-Linea 2, proseguirà nell’ambito dell’ecosistema dell’Innovazione “Samothrace”, coordinato dall’Università di Catania e finanziato con i fondi PNRR.
Fondamentale per il progetto di Saronno anche il ruolo del Politecnico di Torino, con il laboratorio CoMeTA – Corrosion Measurement Tools for Artefacts, coordinato dalla docente Sabrina Grassini, coinvolto nel monitoraggio e nella misura di temperatura e umidità relativa con sensori di ridotte dimensioni e di basso impatto visivo alimentati a batteria, con interfaccia Bluetooth Low-Energy.
Le concentrazioni di alcuni inquinanti gassosi sono state misurate con sistemi di campionamento passivo e di particelle in aria dai ricercatori dell’Università di Milano in collaborazione con il prof. Antonio Proto e la start-up Sense Square dell’Università di Salerno.

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Il sistema Re-Semirto, basato su una rete di sensori IoT accoppiato ad un’applicazione web, realizzato dal gruppo dell’Università della Campania, coordinato dal prof. Carmine Lubritto, in collaborazione con la startup Energreenup, è stato istallato per la rappresentazione e la fruizione dei risultati.

Foto : docenti Carlo Trigona e Anna Gueli

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