Palermo, 25 gen. – “Vaccinazioni sospette” all’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia, nel Palermitano, dove su 1.121 vaccinazioni eseguite fino al 21 gennaio 333 sono finite sott’inchiesta dai Nas perché non sarebbero state fatte alle categorie di chi rientra nelle direttive previste dal governo nazionale. Un “fatto grave”, che per la Cgil testimonia “malcostume e favoritismi” nel modo di gestire le vaccinazioni. “Diciamolo chiaramente: è una vergogna che il vaccino, ancora prima di essere somministrato a quanti ne hanno bisogno e diritto, venga somministrato agli amici, ai parenti o agli amici degli amici – dice il segretario generale Cgil Palermo, Mario Ridulfo -. Occorre trasparenza e serietà”.
“Non è possibile, come nel caso dell’ospedale di Petralia – prosegue -, che il 25 per cento dei vaccinati siano andati a persone che non ne avevano diritto. Chiediamo che siano accertate le responsabilità per evitare che questa situazione si ripeta in questa o in altre realtà: la strada della vaccinazione di massa è ancora parecchio lunga e bisogna proteggere prioritariamente ed evitare che vengano scavalcate le persone più fragili e più esposte”.
“La sanità e gli ospedali sono sempre stati un punto nodale dove il clientelismo ha imperversato negli anni, determinando le fortune politiche elettorali di alcuni personaggi – aggiunge Calogero Spitale, responsabile Cgil Alte Madonie -. Sarebbe opportuno agire con severità, con l’individuazione da parte dei Nas chi è stato registrato negli elenchi senza essere fra i soggetti prioritari previsti dal protocollo nazionale per le vaccinazioni”.
(Adnkronos)