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Primo maggio, Landini: “Rimettere al centro il lavoro, no a ‘marchette’ elettorali”

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(Adnkronos) – “Bisogna rimettere al centro il lavoro. Noi non siamo fondati sul lavoro ma siamo una società fondata sullo sfruttamento del lavoro e sulla precarietà. Abbiamo bisogno di cambiare questa situazione”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini dal palco della manifestazione dei sindacati per il Primo Maggio quest’anno a Monfalcone. “Qualsiasi persona che lavora, a prescindere dalle sue idee, dal colore della sua pelle, deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele – ha sottolineato – Le diseguaglianze vanno combattute. Al centro ci deve essere la persona e non il profitto fine a se stesso, non la diseguaglianza. Noi abbiamo bisogno di imprese sane: un’impresa è sana quando le persone che lavorano in quell’impresa hanno la possibilità di vivere con dignità, perché hanno un salario giusto”.  

“Siamo un Paese in cui si continua a morire sul lavoro – ha ricordato Landini – E non solo, ogni anno ci sono 580mila infortuni sul lavoro e stanno aumentando anche le malattie professionali. Quello che va cambiato è il modello di fare impresa, perché questi morti sono frutto di quelle leggi balorde che sono state fatte negli ultimi 20 anni nel nostro Paese: per legge oggi sono possibili l’appalto, il subappalto e mille forme di lavoro precari. Leggi balorde degli ultimi 20 anni tutti i governi che ci sono stati hanno concorso a realizzare”.  

Quello che il governo ha fatto ieri, ha detto riferendosi ai provvedimenti varati dal Cdm compreso il bonus da 100 per i dipendenti, “è una marchetta elettorale. Io sono rispettoso anche di 5 euro perché so cosa significa lavorare per guadagnare e so che ci sono milioni di persone che sono povere pur lavorando. Non può essere che noi abbiamo l’inflazione che ha decimato i nostri salari e anziché tassare i profitti, anziché andare a prendere i soldi dove sono, colpendo le rendite finanziare, colpendo gli evasori, si continuano a tassare il lavoro e le pensioni e si danno delle mance. Per noi oggi è una giornata di lotta e di mobilitazione, dobbiamo batterci fino a quando la nostra Costituzione non sia applicata utilizzando tutti gli strumenti che la democrazia ci mette a disposizione, compreso il referendum”.  




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