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Pil: Istat rialza crescita a +1,1%, Italia meglio di Germania e Eurozona

L'Italia batte la Germania sul pil e anche Eurolandia. L'Istat ha rivisto al rialzo di 0,1 punti percentuali il pil del secondo trimestre su base trimestrale portandolo all'1,1% rispetto alle precedenti stime; rialzato anche il tendenziale che passa al 4,7% rispetto al 4,6% delle stime preliminari

L’Italia batte la Germania sul pil e anche Eurolandia. L’Istat ha rivisto al rialzo di 0,1 punti percentuali il pil del secondo trimestre su base trimestrale portandolo all’1,1% rispetto alle precedenti stime; rialzato anche il tendenziale che passa al 4,7% rispetto al 4,6% delle stime preliminari.

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Guardando al di là delle Alpi, il pil è aumentato dello 0,5% in Francia, mentre è rimasto stazionario in Germania. In termini tendenziali, si è registrata una crescita del 4,2% in Francia e dell’1,5 in Germania. Quanto ai paesi dell’euro, nel complesso il pil è salito dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,9% nel confronto con il secondo trimestre del 2021.

Dall’analisi delle tabelle emerge il forte contributo dell’industria (+1,4% congiunturale, 4,7 tendenziale, per un valore assoluto di 98 mld) e dei servizi (+1% su trimestre e 4,8 su anno, valore assoluto 284 mld), con la ripartenza di alloggi e ristorazioni (+3,3% su trimestre e +10,3 su anno, con un valore di quasi 83 mld) sotto la spinta in quest’ultimo caso dell’allentamento della morsa del Covid e della bella stagione. Bene anche l’impatto del settore delle costruzioni, che ha beneficiato del superbonus e degli altri bonus edilizi segnando +1,8% sui tre mesi e +16,3 su anno (circa 22 mld) ma non è il dato più forte.

Male l’agricoltura che registra una diminuzione dell’1,1%. Dal lato della domanda, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate in termini congiunturali del 2,5% e sia gli investimenti fissi lordi, sia i consumi finali nazionali dell’1,7%. Le importazioni sono aumentate del 3,3%. Migliora infine anche la spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato un aumento in termini congiunturali del 2,9%.

Ma le associazioni suonano il campanello d’allarme. I livelli della spesa reale permangono ampiamente sotto i valori registrati nel 2019, traguardo che sarà raggiunto nel 2023, sebbene i prossimi mesi risulteranno critici per la dinamica dei consumi, afferma Confcommercio, osservando che il profilo del pil nel prossimo anno potrebbe assomigliare a quello di una fase di stagnazione piuttosto che rappresentare una prosecuzione della ripresa, in forte indebolimento già in questa fine estate 2022.

 

Mentre la Coldiretti osserva che il risultato dei risultati negativi del comparto agricolo è che oltre 1/3 delle aziende agricole (34%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività.

 

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