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50 anni di professione monastica della Priora madre Agata Fede

Una cerimonia solenne, quella che si è tenuta nel monastero di San Benedetto a Catania per la Priora, madre Agata Fede, nel 50° di professione monastica

Una cerimonia solenne, quella che si è tenuta nel monastero di San Benedetto a Catania per la Priora, madre Agata Fede, nel 50° di professione monastica. A presiedere la celebrazione è stato S.E. Rev.ma Mons. Luigi Renna, in una chiesa stracolme di persone giunte per l’occasione.

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Insieme al vescovo, presenti anche l’abate Vittorio Rizzone, l’abate emerito Ildebrando Scicolone, il Vicario Generale della Diocesi Mons. Salvatore Genchi, il cappellano padre Antonino La Manna e una folta rappresentanza di sacerdoti e religiosi.

 

«Madre Agata Fede rinnova la sua consacrazione – ha sottolineato l’arcivescovo durante l’omelia – il “vendere per comprare il tesoro della vocazione”, che è giunto a cinquant’anni. Dirà al nostro Salvatore di volere aderire ai voti di castità, povertà ed obbedienza; farà due promesse che sono proprie di chi segue la regola di San Benedetto: il voto di stabilità e di conversione. È la bellezza della regola benedettina»

 

Le Benedettine del Monastero di Catania hanno un carisma eucaristico: sono infatti Benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, ramo dell’albero benedettino fondato nel 1653 da Madre Catherine Mectilde de Bar. E tra le loro promesse, la stabilità è uno dei punti saldi della vita monastica.

 

A partecipare con commozione al cinquantesimo, l’abbadessa, le consorelle ma anche oblati secolari, ex allieve ed ex insegnanti, famiglie e amici che nel monastero sono cresciuti insieme a madre Agata. Durante la messa, quest’ultima ha rinnovato i voti e la sua totale appartenenza al Signore, anche nel servizio di guida della comunità e di punto di riferimento per tante persone.

 

Madre Agata ha voluto ringraziare tutti, affidando al Signore gli anni vissuti in monastero con la sicurezza che, guardando indietro, tornerebbe a bussare a quel monastero, che tanto l’ha fatta innamorare del Signore.

 

«La stabilità nell’amore dice l’autenticità. In un mondo globalizzato ha senso la stabilità? – continua l’arcivescovo – Una delle espressioni nate in questo tempo ci dice di sì: glocale, cioè avere uno sguardo al mondo ed essere radicati nella propria terra. San Benedetto sembra aver anticipato con il suo carisma questo neologismo. I gioielli falsi si ossidano, si corrompono, mentre l’oro può divenire antico, ma non perde mai di valore. Il “voto di stabilità” ci dà la sicurezza che voi ci siete sempre, per questa Chiesa e per questa città».

 

Dopo la celebrazione è stata consegnata alla madre la pergamena con la benedizione apostolica di Papa Francesco e tutti i presenti hanno vissuto un momento di convivialità insieme all’arcivescovo all’interno dei locali del monastero.

 

 

 

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