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Smantellata rete spaccio, giro affari di 100mila euro annui, 4 misure

Gli investigatori dell'Arma hanno fatto luce su un'attività di spaccio nel quartiere Boccadifalco, a Palermo, e a Monreale. Gli indagati percepivano il reddito di cittadinanza

Palermo, 12 lug. (Adnkronos) – Alle prime ore di questa mattina, a Palermo, i carabinieri della Compagnia di Monreale hanno dato esecuzione a quattro misure cautelari a carico di altrettanti indagati accusati, in concorso tra loro, di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Tre persone sono finite in carcere, per una quarta è scattato l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria.
Il provvedimento, emesso dal gip di Palermo su richiesta della locale Procura, arriva al termine di complesse indagini, condotte dai militari tra l’agosto e il dicembre del 2020. Gli investigatori dell’Arma hanno fatto luce su un’attività di spaccio nel quartiere Boccadifalco, a Palermo, e a Monreale. I proventi del fiorente giro d’affari, stimato in circa 100 mila euro su base annua, sarebbero stati utilizzati anche per garantire il sostentamento dei familiari degli indagati durante i loro periodi di detenzione, e per il pagamento delle spese legali.Nel corso dell’attività investigativa sono già state arrestate in flagranza di reato 4 persone, 7 assuntori sono stati segnalati alla Prefettura e sono state sequestrate circa 150 dosi di stupefacente.

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“L’operazione odierna – spiegano gli investigatori del Comando provinciale di Palermo – è il frutto della costante azione di contrasto al grave fenomeno del traffico di stupefacenti che i carabinieri conducono, senza sosta, attraverso l’incessante azione di controllo del territorio e la capillare presenza su tutta la Provincia, con particolare riferimento alle aree e ai quartieri più disagiati”.

I clienti arrivano anche da altre province siciliane. Bastava prendere un appuntamento telefonico per chiedere la consegna a domicilio della droga o il ritiro nell’abitazione degli indagati. Qui lo scambio avveniva servendosi di un cesto (panaro in dialetto siciliano) calato giù dal balcone. Una modalità scelta per eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine.
E’ quanto emerge dall’operazione antidroga ‘Panaro’ dei carabinieri della Compagnia di Monreale, che all’alba di oggi hanno eseguito quattro misure cautelari a carico di altrettanti indagati accusati, in concorso tra loro, di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

Lo spaccio di droghe pesanti, in particolare cocaina e crack, sarebbe stata la principale fonte di sostentamento per le famiglie degli indagati. Un giro d’affari, quello calcolato dagli investigatori dell’Arma, pari a circa 100mila euro annui.

Per ‘cucinare’ e ‘basare’ la cocaina per la produzione del crack gli indagati utilizzavano i loro appartamenti, incuranti della presenza dei figli minori. E’ uno dei particolari dell’operazione antidroga ‘Panaro’ dei carabinieri della Compagnia di Monreale che hanno dato esecuzione a quattro misure cautelari a carico di altrettanti indagati accusati, in concorso tra loro, di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Il provvedimento, emesso dal gip di Palermo su richiesta della locale Procura, arriva al termine di complesse indagini, condotte dai militari tra l’agosto e il dicembre del 2020. Gli investigatori dell’Arma hanno fatto luce su un’attività di spaccio nel quartiere Boccadifalco, a Palermo, e a Monreale.        Nell’attività di stoccaggio, lavorazione e spaccio erano coinvolte anche due delle mogli degli indagati che, pur indagate nel procedimento, non sono state destinatarie di provvedimenti cautelari.

Spacciatori ma con il reddito di cittadinanza. E’ quanto hanno scoperto i carabinieri della Compagnia di Monreale che all’alba di oggi hanno dato esecuzione a quattro misure cautelari a carico di altrettanti indagati accusati, in concorso tra loro, di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Tre persone sono finite in carcere, per una quarta è scattato l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. “Durante il periodo delle indagini tutti i nuclei familiari degli indagati percepivano il reddito di cittadinanza”, spiegano gli investigatori dell’Arma. Il giro d’affari smantellato dai carabinieri è di circa 100mila euro annui, denaro che serviva anche per garantire il sostentamento dei familiari degli indagati durante i loro periodi di detenzione e per il pagamento delle spese legali.

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