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Minaccia di morte anche i figli minori avuti con la ex convivente: in carcere

CATANIA – La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di D.S., di anni 45, indagato per il reato di atti persecutori commesso in danno della ex convivente, di anni 46, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare in carcere eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Librino.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno evidenziato come l’uomo, divenuto assuntore abituale di sostanze alcoliche e stupefacenti, dopo aver reso un inferno la convivenza decennale con la donna e i figli minorenni, non accettandone la decisione di troncare la relazione, ha iniziato un’attività persecutoria che di fatto ha compromesso l’equilibrio psicofisico della ex compagna.
Condotte costellate soprattutto da numerose chiamate telefoniche e messaggi indirizzati alla donna, ovvero in richieste di intercessione rivolte ai di lei congiunti, specialmente alla madre.
Una quantità enorme di chiamate e messaggi inviati sul telefonino della donna, attraverso i quali le muoveva delle accuse circa una relazione sentimentale intrapresa con un altro uomo.
La parte offesa, spesso pedinata, era stata costretta a denunciare ai carabinieri anche il danneggiamento della propria autovettura, avvenuto nel corso di uno questi pedinamenti, nonché il deterioramento di tutti gli abiti, tagliati con le forbici e gettati per dispetto dal balcone dall’ex convivente.
Circostanze avvalorate anche grazie alla testimonianza resa agli investigatori dalla madre della parte offesa che ha sottolineato, inoltre, come il persecutore si fosse addirittura appostato fuori la scuola frequentata dai figli della coppia per ivi minacciare di morte la figlia, eventi per i quali il Tribunale per i Minorenni di Catania, su proposta del pubblico ministero titolare dell’indagine, aveva imposto all’uomo di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dai due minori.
Azione vessatoria senza soluzione di continuità nemmeno quando l’indagato, prima relegato agli arresti domiciliari, in ogni caso più volte violati, aveva spedito dal carcere di Caltagirone, dov’era detenuto per altra causa, delle lettere alla vittima dal contenuto inequivocabilmente minaccioso provocandole un grave stato d’ansia.

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