Nel romanzo “L’estate dura poco” Silvestro ci racconta di donne che si innamorano di uomini psicopatici. Come narratore si identifica nel “suo paziente”. Si “rende libero” di raccontarci attraverso la personalità del protagonista, proprio come in un caso clinico con tutti dettagli tipici della narrazione del caso, tutte le sofferenze e la disperazione del nostro “eroe negativo”. Che non è mai frutto soltanto della sua dipendenza, che può essere da alcool, sostanze e altri comportamenti “deviati” ma che è necessariamente frutto di una società “malata”, perversa, schiacciata sotto il peso di pesanti scelte etniche, politiche, di una società maschilista, dove le donne vengono trattate “male”, solo come “oggetti sessuali”, buone solo per la riproduzione.
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