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L’omogenitorialità secondo Pirandello in Pensaci giacomino

CATANIA – La prima nazionale ha avuto luogo al Teatro Verga di Catania con repliche fino all’11 novembre “Con il professor Toti porto in scena la condizione dell’anziano “caregiver”, “colui che si prende cura”, di un bambino pensato e ancora non nato da una madre e da un padre che lo hanno concepito ma che non sono in grado di allevarlo. Un uomo di mezza età professore di Storia Naturale, tanto egocentrico quanto anticonformista e autentico paladino dei valori altri”. Così Leo Gullotta parla del suo prossimo debutto in “Pensaci, Giacomino!”, e della “Modern family” preconizzata da Pirandello. La nuova produzione è realizzata dal Teatro Stabile di Catania e dalla Compagnia Enfi Teatro. Lo spettacolo sarà poi in tournée fino a febbraio e toccherà numerose città, tra cui Roma, Bologna, Gorizia, Lecce, Messina, Pescara. Nella lettura drammaturgica e nella regia di Fabio Grossi l’azione si concentra in un atto unico di un’ora e mezza. Accanto a Leo Gullotta agiscono in scena Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi, Valerio Santi e Sergio Mascherpa. Angela Gallaro Goracci firma la scena e costumi, Germano Mazzocchetti le musiche, Umile Vainieri le luci. Una scenografia sgargiante con personaggi che cincischiano nel loro spettegolare che si muovono su binari tra rossi, verdi e violacei, sipari dove i personaggi pirandelliani brulicano sinuosi bramosi di giudizi e pregiudizi immolando in maniera a volte ilare il loro capro espiatorio: “non mi ritiro dal mio lavoro di professore dopo 34 anni di professione mi sposo con una ragazza così almeno lei si prende la pensione e camperà per altri 50 anni in barba allo stato che ci affama e non ci permette di farci una famiglia numerosa come noi padri di famiglia vorremmo…”

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Il regista Grossi pospone l’azione negli anni ’50: “In piena ricostruzione – spiega – agli inizi del boom industriale che porterà il paese a godere “di unicorni dorati” dal profumo della libertà ritrovata. Pirandello scrisse la commedia in italiano nel 1917, e ciò serve a consolidare la contemporaneità della storia raccontata e abbandonare le fogge di un’epoca in via di estinzione”. I protagonisti invasi da scenografie gigantesche, che rappresentano l’enorme peso del “ciciuliare” commento, della calunnia sociale, del perbenismo falsato dei benpensanti. Infatti le scenografie “invadenti” non abbandoneranno mai la scena, con i binari sapientemente disposti, proprio come “corsi e ricorsi storici” generazionali, tormentoni pirandelliani sempre presenti “ingombranti” nelle sue opere. La musica obliante per certi versi, evoca in maniera quasi oscena il commento della “tragedia” considerando il professore Toti pronto da un momento all’altro al suo “coming out” sulla sua situazione di portatore di nuove condizioni sociali: la solitudine, la condizione femminile, l’arrivismo dei burocrati, l’invadenza dei rappresentanti ecclesiastici, l’uomo anziano incapace di contatti col “mondo femminile” perché ispirato ad “altro” nel suo imprinting psicologico e sensuale. In questi invariati sistemi sociali, anche in qualche modo rispetto al pubblico assiso, chi ci rimette di più è la donna, che si vuole sottomessa al giudizio di una società benpensante. La donna volendo ci rimette sempre perché è quella che nel suo scegliere la libertà nell’esprimere il “piacere” sottoforma d’amore e di devozione ne porta la colpa, nel grembo, impregnato nella dimostrazione “dell’atto di colpa” in cui ciò è avvenuto.

Mirabili le interpretazioni dei genitori di “colei che ha fatto peccato” negli attori di Valerio Santi e Rita Abela che hanno saputo scambiarsi nell’atto di “picchiare” Lillina (la ragazza della colpa, l’amante di Giacomino che deve pensare che tutto ciò alla fine gli conviene) con sagacia e varia digressione senza scadere nella tipica commedia amatoriale siciliana.

Sorprendenti e sorprese le espressioni di un Leo Gullotta che porta avanti la libertà di espressione nella propria scelta di vita, del proprio orientamento, in tutti i sensi, senza scadere in una opinabile macchietta da caratterista e veramente in simbiosi col personaggio che rappresenta un’epoca di assoluta e bieca “borghesia”. Lui il professore Toti appartiene ad una nuova categoria: rappresenta le nuove famiglie, quelle moderne dove il “mammo”, le famiglie allargate, l’omogenitorialità ormai è diventata un’esigenza insopprimibile e dove il teatro ancora una volta, dev’essere denuncia ed espressione di quello che decide la reale esigenza della popolazione.

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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