Lo spettacolo del regista Giovanni Anfuso su S. Agata si è rivelato un grande detonatore di emozioni profonde. Il regista è riuscito ad usare in maniera magistrale il tempio in cui ha eseguito la sua opera. Stasera ci sarà la prima e nessuno può raccontare quello che ha visto senza fare uno spoiler…ma le emozioni sì, quelle vanno raccontate. Il rapimento, la paura, l’essere trascinati durante i bombardamenti su Catania nella parte ambientata durante la guerra, sembrava di esserci…
E poi l’ostinazione della ragazza fedele al suo credo “violenta nel suo messaggio di pace”, come aveva ben detto Anfuso in una recente intervista. Gli attori perfettamente scelti nel loro fisique du role: a cominciare dalla badessa, una misurata quanto determinata Barbara Gallo, una fresca e visionaria Agata, Giulia Messina; il coro a ribadire la tragica“grecità” del personaggio agatino; la “maschera” di Quinziano (Davide Sbrogiò), sembrava di essere in un kolossal dove i cattivi ridono di sé stessi in maniera plateale; i due inglesi perfettamente “balordi” nella loro “occupazione liberazionale” Angelo D’agosta e Alberto Abbadessa; la popolana catanese con quel tanto di ingenuo humour alla De Sica, Giulia Antille; il personaggio di Afrodisia a testimonianza del passaggio pagano a quello cristiano nella città etnea… c’era tutto!!! Anche la difficoltà di reperire informazioni valide, confutabili dal punto di vista storico completamente annullate dai colpi di scena soavemente dibattuti dalle musiche di Nello Toscano. Sì, ecco, l’emozione più interessante, compreso la commozione finale del regista che abbiamo espressamente immortalato, è stata quella di riuscire a coinvolgere tutti i presenti in maniera trasversale. Agata è stata rappresentata come espressione di libertà del proprio modo di essere e delle proprie scelte, quindi ha convinto tutti: tanto i religiosi quanto i laici, tanto i credenti quanto i non credenti, tanto i “bacchettoni” quanto gli “evoluti”. La sua autenticità, la sua spontaneità, la sua “agapè” avulsa da interessi poli-etici di ogni periodo storico, rappresenta “l’amore vero”, al di fuori di ogni incardinamento ecclesiastico o canonico che dir si voglia. È proprio vero “ogni catanese ha una sua idea e verità su S. Agata” e Giovanni Anfuso ha avuto una visione intuitiva, una rivelazione, un disvelamento e in un ora è riuscito perfettamente a mostrarcele.
Da stasera al 29 gennaio e 1 febbraio alla Badia di S.Agata a Catania