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VinAci prima edizione, il ricordo del passato per migliorare il futuro

All’interno dell’affascinante cappella del Palazzo Riggio di Campofiorito ad Aci Catena si è svolto lo scorso 8 dicembre 2023 la prima edizione del VinAci organizzata dalla FIS di Catania (Federazione Italiana Sommelier) in collaborazione con l’Amministrazione Comunale che ha registrato una buona affluenza di pubblico.
Forse i catanesi sono un pò troppo abituati a vivere in presenza del vulcano Etna, affettuosamente nominata “a Muntagna”, dando quasi per scontato ciò che questo Patrimonio UNESCO dona; sono gli “stranieri” che nel corso della storia sono giunti in Sicilia ad apprezzarne le caratteristiche. Goethe addirittura dichiarò che “L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa”.

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L’Etna quindi identifica il suo territorio ed ii suoi abitanti ed il vino sicuramente ha rappresentato e rappresenta oggi più che mai un importante volano per l’economia locale.

 

Aci Catena è un centro ricco di storia e di tradizioni – sottolinea la sindaca Dott.ssa Margherita Rita Ferro nel suo discorso d’apertura – ed il Palazzo Riggio rappresenta un fiore all’occhiello per la comunità; Luigi Riggio ricevette in dono da Luigi XV re di Francia ben dodici preziosi arazzi con immagini tratte dalla storia di Don Chisciotte tessuti nelle manifatture parigine dei Gobelins. Nel 1860 sette dei dodici arazzi di Luigi furono acquisiti nel patrimonio della corona sabauda e finirono al Quirinale dove ancora oggi si mostrano nelle sale della Presidenza della Repubblica.

 

Fino a 100 anni fa nel territorio acese ed in generale in quello etneo si coltivava la vite e si produceva vino – ci racconta il Professore Antonio Patanè, autore del libro _L’oro rosso dell’Etna_ – c’era tanto lavoro e si produceva tanta ricchezza, sia per i proprietari terrieri che per gli operai. Tutto questo fino agli anni 50-60 dello scorso secolo. Oggi i vini etnei vengono lavorati con strumenti moderni e moderna è anche l’impostazione del lavoro: prima non si producevano vini eccellenti perchè si guardava più alla quantità delle uve raccolte piuttosto che alla qualità del prodotto finale, ma forse c’era più “romanticismo”; oggi invece è cambiata la tendenza e si bada più alla “praticità”: gli effetti si notano, i vini etnei sono valorizzati e premiati in tutto il globo.

 

Oggi il mondo del vino è anche donna e lo sottolinea con orgoglio Teresa Gasbarro, presidente della delegazione ONAV di Siracusa e vice delegata Sicilia dell’Associazione Donne del vino. L’Associazione negli anni si è ampliata ed organizza diversi eventi solidali oltre a concentrarsi sul campo della formazione specialmente negli istituti scolastici tecnico-alberghieri raccontando agli studenti le loro esperienze.

 

Noi siamo un segno tangibile che attraversa il passato e si dirige verso il futuro ; a dirlo è Agata Arancio, vice presidente della FIS Sicilia, e questo segno lo si trova ad esempio nelle costruzioni delle nuove cantine, dei palmenti che si, sono moderni ma seguono delle indicazoni provenienti dal passato. Oggi nascono molte aziende viticole giovani che hanno l’intento anche di valorizzare la storia delle loro famiglie.

 

È il caso di Maria Cannavò dell’omonima Cantina catenota. Una passione trasmessa dai genitori, una Cantina identificata a doppia maglia col nonno Fortunato. Si vinifica ad Aci Catena e si coltiva a nord, l’azienda infatti possiede dei terreni a Passopiciaro e Solicchiata già dagli anni 90 dello scorso secolo quando si è scelto di scommettere su questa avventura. Nerello mascalese e Nerello cappuccio rappresentano i cavalli di battaglia: piccola produzione ma tanta, tantissima qualità e passione per il lavoro svolto.

 

Chiude i lavori il Presidente della FIS Sicilia Paolo Di Caro che sottolinea l’importanza di appartenere al territorio etneo, un territorio da valorizzare e non da bistrattare. I visitatori stranieri giunti sull’Etna rimanevano affascinati e non si capacitavano come mai su questi terreni vulcanici la vite potesse attecchire e donare un prodotto davvero eccellente. Dovremmo stupirci anche noi delle meraviglie del nostro vulcano e territorio e attraverso il vino tornare ad essere punto di riferimento, crocevia di popoli e identità.

 

E l’augurio di tutti i partecipanti all’evento è stato proprio quello di battezzare il Palazzo Riggio come vero e proprio luogo di incontri e di confronti futuri, una sorta di hub culturale che sappia mettere al centro la storia, le tradizioni e le bellezze del territorio acese ed etneo per regalare alle prossime generazioni un futuro più roseo.
(Luca Mauro Consoli/Sicilia Report)

 

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