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Inaf e la notte del ricercatore: la vita nell’Universo dove sono tutti quanti?

La Notte del Ricercatore si fa mattina e sabato 28 settembre all’osservatorio astronomico della cittadella universitaria è stato possibile osservare il Sole. L’iniziativa a cura del dott. Salvatore Guglielmino e degli astrofisici Giuseppe Cutispoto e Paolo Romano dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Catania, è stata seguitissima da un pubblico di tutte le età e ha avuto come tema portante la ricerca della vita ultraterrestre attraverso lo studio e lo sviluppo di teorie e metodologie valide in grado di poterci mettere in contatto con altre possibili civiltà.

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Gli esperti hanno affascinato il pubblico in una breve conferenza dove hanno chiarito come attraverso lo studio della nostra stella è possibile riconoscere un pianeta con caratteristiche simili alla Terra, dove cioè potrebbe essere possibile lo sviluppo di una civiltà evoluta tecnologicamente (CET). Requisiti intrinseci come la presenza di acqua allo stato liquido, dimensioni del pianeta, densità del terreno, presenza di un campo magnetico e di un’atmosfera fanno sì che qualche forma di vita, così come la conosciamo e intendiamo noi, possa nascere e svilupparsi. Requisiti estrinseci come la distanza del pianeta dal suo sole, la grandezza e l’età di quest’ultimo, la presenza di un satellite e di pianeti di grandi dimensioni nel sistema solare, garantiscono la presenza di quella che viene chiamata fascia di abitabilità, una zona definita da una distanza minima e una massima entro cui deve trovarsi il pianeta per non bruciare o gelare.

Altra nota interessante riguarda la classificazione dei vari tipi di civiltà evoluta tecnologicamente (CET) di cui si suppone una possibile esistenza che sia connessa ad un uso “ecologico” dell’energia dell’Universo: in questo caso esisterebbero tre tipi di civiltà così classificate: KI: civiltà che riescono a utilizzare le risorse energetiche del loro pianeta (come la Terra); KII civiltà che riescono ad utilizzare le risorse energetiche della propria stella; KIII: civiltà che riescono ad utilizzare le risorse energetiche della loro galassia.  Se, come sulla Terra, la vita ha la naturale tendenza ad espandersi in tutto lo spazio “disponibile”, allora molte CET di tipo KII e KIII dovrebbero essere in grado di colonizzare una galassia, mentre le civiltà KI dovrebbero essere in grado di comunicare. Questo in risposta alle ataviche diatribe tra scienza e fantascienza, su ipotetici rapimenti da parte di Ufo e civiltà evolute pregresse rispetto alla nostra era tecnologica.

Per dimostrare la necessità di trasmissioni dei saperi nell’ambito divulgativo, i relatori hanno proposto al pubblico un divertente quiz a premi con domande inerenti l’oggetto della conferenza. Il tutto condito dalla simpatia dei relatori e la disponibilità del personale tecnico. Dulcis in fundo siamo entrati nel cuore dell’osservatorio, la sala del telescopio, dove non senza una certa emozione abbiamo potuto guardare il nostro Sole che si è mostrato in tutta la sua limpidezza, in quanto in questo periodo non sono presenti macchie solari, ma l’INAF ci ha dato appuntamento tra sei anni, quando lo saranno. Sicuramente varrà la pena aspettare. Nel frattempo si configurano nuove avventure all’orizzonte, su cui vi terremo aggiornati.

 

 

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