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Messina Denaro: procuratore Palermo, “Baiardo? Indagine l’ho fatta io, conosco fatti”

PALERMO – “C’è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e il mondo in cui si dice che potrebbero succedere. Io parlo del primo. Non parlo di questo signore processato e condannato, che circola in alcune televisioni. Che Messina Denaro fosse malato è una voce che girava, altre indicazioni non mi pare siano state date, ma siccome io l’indagine l’ho fatta so quando e come è stato individuato. Uno degli scopi adesso sarà quello di fare totale chiarezza su quello che è avvenuto, lo farò nei minimi dettagli con grande delusione di chi sostiene che la terra sia piatta”. Così il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, durante un incontro-dibattito al Gonzaga rispondendo a una domanda sulla cosiddetta ‘profezia di Baiardo’.

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“Questo è uno strano Paese in cui erano passati pochi minuti dall’arresto – un grande successo per l’Italia e sono iniziati i ’murmurii’: ‘Si è fatto prendere’, ‘Non era più lui’. Sono tutte considerazioni che ognuno può fare, i fatti, però, sono un lavoro impressionante fatto dai carabinieri e un uomo che a tutto pensava tranne che a farsi catturare”. Così, il Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia parlando con gli studenti del Liceo Gonzaga di Palermo, sull’arresto del boss mafioso.

“La mafia avvelena Palermo e la Sicilia da oltre un secolo è mezzo. E’ una cosa feroce, vigliacca e triste e bisogna affrontarla tenendo conto di quello che c’è dietro: le vittime, il mancato sviluppo di questa terra che in parte dipende dalla sua presenza”.

Si fa un gran parlare di intercettazioni, certamente oggi sono fortemente pervasive, ma è uno strumento non rinunciabile che deve essere ben gestito, gestito in maniera oculata”. Così durante un incontro con gli studenti del Gonzaga di Palermo, il procuratore del capoluogo siciliano, Maurizio de Lucia.

 

“E’ giusto parlare di collaboratori di giustizia e non pentiti. Io ne ho conosciuti decine ma uno realmente pentito, dico interiormente, no. Non mi interessa conoscerlo, da magistrato io rappresento uno Stato laico che fa un patto con questo mafioso. Può piacere o no ma il patto si fonda sull’esigenza dello Stato di scardinare l’organizzazione e in cambio gli assicuro protezione, sicurezza e uno sconto di pena. A me interessa che mi dia un contributo su come funziona l’organizzazione. Per questo i collaboratori di giustizia sono e rimangono uno indispensabile nel contrasto alle mafie”.

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