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Lavoro sommerso, scoperti 26 lavoratori in nero o irregolari

Sono 26 i lavoratori in nero o irregolari scoperti dai Finanzieri del Comando Provinciale di Enna nell’ambito di un mirato piano di interventi attuato nelle settimane scorse, volto ad arginare l’insidioso fenomeno del sommerso da lavoro e dello sfruttamento della manodopera.

ENNA – Sono 26 i lavoratori in nero o irregolari scoperti dai Finanzieri del Comando Provinciale di Enna nell’ambito di un mirato piano di interventi attuato nelle settimane scorse, volto ad arginare l’insidioso fenomeno del sommerso da lavoro e dello sfruttamento della manodopera.
Le attività ispettive, che hanno visto coinvolti tutti i Reparti del Corpo della provincia ed hanno interessato imprese operanti in diversi settori economici, dal commercio al dettaglio ai servizi alla persona, dalla ristorazione alle aziende artigiane. Alcune di esse avevano fatto ricorso a manodopera in nero senza quindi stipulare alcun contratto di lavoro e dunque in assenza di qualsiasi tutela assicurativa, assistenziale e previdenziale per i lavoratori.

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Nel complesso, su un totale di 24 attività controllate, 16 sono le imprese a cui sono state contestate violazioni per le quali è prevista la cosiddetta “maxi-sanzione”, che prevede pesanti conseguenze economiche in proporzione al numero di lavoratori impiegati in nero, oltre al recupero delle contribuzioni previdenziali ed assicurative evase, e la conseguente regolarizzazione del rapporto di lavoro a favore dei dipendenti.

A completamento dell’attività di polizia economico-finanziaria sono poi seguiti i controlli sulle scritture contabili delle aziende coinvolte, necessari per l’accertamento della connessa evasione fiscale rilevata in capo all’impresa.

L’azione di servizio delle Fiamme Gialle nel particolare settore del contrasto al lavoro sommerso proseguirà senza soste in tutta la provincia anche nei prossimi mesi, non solo per contrastare l’evasione fiscale e contributiva posta in essere dai responsabili a discapito degli operatori economici onesti, danneggiati dagli effetti distorsivi che ciò comporta sull’economia, ma anche per tutelare la dignità, la sicurezza e l’incolumità dei lavoratori, facendo sì che vengano riconosciuti i loro diritti stipendiali, previdenziali, assicurativi e contribuitivi.

 

 

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