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CoEHAR : gioco d’azzardo associato a malattie mentali

Il settore del gioco d’azzardo in Italia è in continua crescita, dal 2021 al 2023, complice la pandemia da Covid, si è registrato un aumento importante della percentuale di giocatori attivi soprattutto online

Il gruppo di ricerca guidato dal prof. Pasquale Caponnetto, docente di Psicologia Clinica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania, ha condotto negli ultimi due anni una review, appena pubblicata su “Psychistry international”, di tutti gli studi condotti sulla dipendenza da gioco d’azzardo.

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Link: https://www.mdpi.com/2673-5318/4/2/14

 

Il settore del gioco d’azzardo in Italia è in continua crescita, dal 2021 al 2023, complice la pandemia da Covid, si è registrato un aumento importante della percentuale di giocatori attivi soprattutto online. Le nuove forme di gioco sono oggi maggiormente legate ai nuovi strumenti: si gioca in rete, tramite cellulare, sui social media o utilizzando macchine elettroniche. La dipendenza da gioco d’azzardo non fa differenze, colpisce tutti i gruppi demografici e tutte le aree geografiche ma con una particolare propensione per gli adulti della fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni che risultano più colpiti da quella che può essere considerata una vera e propria patologia.

 

Il gioco online, comunemente definito gambling, può portare infatti a dipendenza, difficoltà finanziarie e problemi di salute mentale ed è stato anche associato ad alti livelli di depressione e ansia, cattiva salute mentale e abuso di fumo e alcol. I risultati affermano che il gioco d’azzardo patologico, in tutte le sue varianti, risulta essere un problema dal punto di vista sanitario, socio-economico e relazionale non solo per il giocatore ma anche per la famiglia e per gli affetti più cari che ne subiscono le conseguenze. In molti casi, è stato notato che più si gioca, più si aumenta il livello di rischio, con una maggiore probabilità di determinare disturbi mentali concomitanti.

 

Particolarmente rilevante, inoltre, è il dato che dimostra che il 65% dei giovani affetti da questo tipo di dipendenza ha sviluppato depressione e problemi psicologici.

 

“Vari fattori di rischio biologici, psicologici e sociali sono stati associati alla dipendenza da gioco d’azzardo – ha spiegato il prof. Caponnetto – la diagnosi precoce e l’intervento sono essenziali per affrontare le relative problematiche e ridurre le conseguenze associate a questo disturbo. Nello specifico – aggiunge il docente catanese – bisognerebbe prevedere l’uso di strumenti di screening convalidati e piani di trattamento su misura per aiutare le persone a superare il problema e lavorare sul benessere fisico e mentale”.

 

La revisione evidenzia la necessità di continuare la ricerca sull’impatto delle nuove forme di gioco d’azzardo e sullo sviluppo di strategie di prevenzione e trattamento.

 

 

 

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