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Anno giudiziario Catania: Pennisi, “basso profilo mafia per fare affari”

Il Presidente Corte d'Appello di Catania: "elevati reati stalking, dei reati contro il patrimonio e contro la pubblica amministrazione"

CATANIA – “Le organizzazioni mafiose del distretto si sono mosse con una strategia tesa a consolidare il controllo sociale del territorio, ritenuto elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”. Lo scrive il presidente della Corte d’appello di Catania, Filippo Pennisi, nella relazione inaugurale dell’anno giudiziario nel distretto.

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“In quest’ottica – aggiunge – l’attenzione investigativa si e’ focalizzata nel monitoraggio del rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole (ossia quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge l’economia delle province del distretto) vengano, nel medio periodo, fagocitate dalle consorterie malavitose, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”. “Dalle analisi delle evoluzioni del fenomeno criminale -osserva Pennisi- le organizzazioni pur mantenendo una notevole potenzialità’ offensiva, continuano a perseguire una politica di basso profilo e di occultamento volta a limitare gli episodi di fibrillazione e aperta conflittualità, e conseguentemente gli effetti dell’opera di contrasto realizzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania e dalle Forze di polizia”.

 

“Sotto un profilo generale – continua Pennisi -deve rilevarsi che, seppur decimati da recenti e reiterati provvedimenti restrittivi, i clan mantengono nel medio periodo una composizione numerica pressoché inalterata in seguito al continuo ingresso di nuova manovalanza criminale, proveniente dalle sacche di emarginazione e sottosviluppo radicate nelle periferie degradate dei centri del territorio – conclude- mai rimosse ed anzi in via di aggravamento per la perdurante crisi economica e le conseguenti difficolta’ occupazionali”.

“Nell’anno in corso è rimasto elevato il numero dei delitti di stalking, dei reati contro il patrimonio e contro la pubblica amministrazione; in lieve aumento i procedimenti per omicidio volontario, per bancarotta fraudolenta e per reati in materia di stupefacenti”. Lo afferma il presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi nel corso della relazione dell’anno giudiziario nel distretto di Catania.

“La pianta organica della Procura distrettuale di Catania prevede, oltre al Procuratore della Repubblica – aggiunge- cinque Procuratori Aggiunti e quarantuno sostituti, sicché questo Ufficio si colloca al sesto posto in Italia per numero di magistrati, ma il sottodimensionamento di tale organico, peraltro non completamente coperto, emerge con tutta evidenza ove siconsideri che per numero di procedimenti e di imputati e per numero di misure cautelari emesse per reati di criminalità mafiosa la Procura di Catania è al terzo posto in Italia”.

“Dalle rilevazioni statistiche – osserva Pennisi- emerge un aumento delle pendenze dei procedimenti iscritti contro indagati noti (16.307), perché, a fronte di sopravvenienze pari a 16.264 nel periodo in esame, sono stati definiti 15.749 procedimenti”. “A causa dell’elevato incremento delle relative sopravvenienze (18.225, a fronte di 16.735 del periodo precedente) – conclude- anche per i procedimenti contro ignoti il numero delle relative pendenze è aumentato (4.928), e ciò nonostante un significativo aumento dei procedimenti definiti (17.563, a fronte di 16.123 nel periodo precedente)”.

“Per il periodo in esame va confermata la rilevanza che nel distretto ha avuto il fenomeno della migrazione di esseri umani dai Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Tale problematica ha tuttora importanti riflessi sull’attività di numerosi uffici, civili, penali, minorili, requirenti”. Lo afferma il presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi nel corso della relazione dell’anno giudiziario nel distretto di Catania.

“Così presso il Tribunale di Catania, competente per territorio in ambito distrettuale, sono tuttora pendenti – aggiunge- per effetto delle ricorrenti crisi belliche, politiche, sociali ed economiche in Africa e nel Medio Oriente, migliaia di controversie relative all’applicazione della normativa sull’immigrazione con particolare riferimento ai procedimenti in materia di riconoscimento del diritto d’asilo, nelle varie forme di protezione internazionale previste; al 30 giugno 2021 ne pendevano, presso la sezione assegnataria della materia, 4.739 (erano comunque 5139 al 30 giugno 2021, 5817 al 30 giugno 2020 e 7140 al 30 giugno 2019)”. “In questo ambito – continua Pennisi- assumono particolare rilievo i provvedimenti emessi in tema di asilo politico, di status di rifugiato e di protezione internazionale, assai impegnativi anche sul piano qualitativo per l’urgenza che li connota, in relazione ai ristretti tempi della loro definizione, per la complessità delle tematiche giuridiche e dell’acquisizione dei mezzi di prova e, infine – conclude- per effetto di una normativa in continua evoluzione”.

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