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Depistaggio Borsellino: Pg, ‘sentenza ha fatto cattivo uso di vari principi’, oggi richiesta pene

Riprende la requisitoria del processo d'appello a Caltanissetta

E’ ripresa, all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, la requisitoria del processo sul cosiddetto depistaggio sulla strage di via D’Amelio. A prendere la parola è stato il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Gaetano Bono. In aula anche il Procuratore generale Fabio D’Anna e il pm Maurizioo Bonaccorso, applicato dalla procura al processo d’appello. Alla sbarra ci sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Matteo e Michele Ribaudo, con l’accusa di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo. “La sentenza di primo grado ha fatto un cattivo uso di vari principi”, ha esordito il pg Gaetano Bono. Che oggi chiederà la riforma della sentenza del luglio 2022.

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“Può ritenersi provato, a differenza della sentenza di primo grado, il fine agevolativo (a Cosa nostra ndr) in Arnaldo La Barbera, quindi estendendosi anche a Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, per il contributo prestato”. Lo ha detto il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Gaetano Bono nel corso della requisitoria del processo d’appello sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Presenti in aula gli imputati Ribaudo e Mattei, mentre non c’è Mario Bo. Sono accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo.

 

“Nessuna banale voglia di fare carriera ma la volontà agevolativa a Cosa nostra nel depistare le indagini” sulla strage di via D’Amelio. A dirlo, proseguendo la requisitoria all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta è il pg Gaetano Bono. “Arnaldo La barbera è morto alcuni anni fa da osannato investigatore antimafia, e adesso è ritenuto il regista del depistaggio”, conclude Bono. Alla sbarra tre poliziotti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo.

 

 

“Solo dopo la morte di Arnaldo La Barbera si scoprì che c’era un rapporto di collaborazione tra il poliziotto e il Sisde, da cui emerge che la Barbera aveva intrattenuto un rapporto di collaborazione dal febbraio 1986 al marzo 1988, con nome in codice ‘Rutilius’, mentre era dirigente della Squadra mobile di Venezia”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla Procura generale di Caltanissetta, durante la requisitoria al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. L’ex dirigente ed ex questore di Palermo “era pagato in nero, e non per pagare i confidenti ma per esigenze personali, perché amava stare in albergo”, dice Bonaccorso . “Una situazione di una gravità inaudita un dirigente che viene finanziato in nero dai Servizi segreti”, aggiunge il pm Bonaccorso. E se la prende con la sentenza di primo grado che “ha minimizzato un dato molto importante”.

 

 

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