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Ad “Aspettando Terra Madre” interviene Lillo Alaimo Di Loro

Inevitabile il collegamento con Leonardo Sciascia che “con le tre epoche in cui ha vissuto – afferma Alaimo Di Loro - ci consente di riflettere sui tre momenti più interessanti della storia del Novecento: la privazione del cibo, l’opulenza, il ritorno a un uso responsabile del cibo perché noi siamo quello che mangiamo”

Ci sarà anche Lillo Alaimo Di Loro, autore del libro “La ragione del cibo. Leonardo Sciascia a tavola” all’evento, promosso da Interreg Mediterranean “Aspettando “Terra Madre” in programma al teatro Regina Margherita, a Caltanissetta, dal 31 marzo al 2 aprile.

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L’intervento di Lillo Alaimo Di Loro è previsto alle 15:30, durante la sessione pomeridiana sul tema “Dimensione comunitaria dell’internazionalizzazione” di venerdì 1° aprile e sarà centrato su “Madre Terra” perché “oggi più che mai – spiega l’Autore – la libertà passa dal cibo che significa terra”.

 

Inevitabile il collegamento con Leonardo Sciascia che “con le tre epoche in cui ha vissuto – afferma Alaimo Di Loro – ci consente di riflettere sui tre momenti più interessanti della storia del Novecento: la privazione del cibo, l’opulenza, il ritorno a un uso responsabile del cibo perché noi siamo quello che mangiamo”.

 

Il cibo diventa consapevolezza culturale del proprio rapporto con la vita e con la terra essendo l’interazione tra uomo, natura e cultura, componente fondamentale del paesaggio culturale.

 

“Quello che oggi chiamiamo paesaggio culturale – prosegue Lillo Alaimo Di Loro – già era apprezzato da Sciascia che ad ogni cibo attribuiva il valore culturale di chi lo aveva realizzato con il sacrificio del sudore e della bellezza del paesaggio. Oggi si parla di “Nutriscore” che invece è il contrario. La grande sfida diventa opporsi al rischio della semplificazione, che è il contrario della biodiversità, dove dalla differenza nasce il contraddittorio e quindi la vita. Non dobbiamo rinunciare alla capacità di comprendere come il cibo sia anche cultura e, pertanto, occorre non solo rispettare chi lo ha prodotto ma anche capire che si tramuta in conoscenza e consapevolezza. Comprendere il valore di ogni cibo vuol dire conoscere anche, ma non solo, il valore nutritivo e nutraceutico di ogni suo elemento, cioè la capacità che il cibo ha di essere medicina, come diceva Ippocrate: “Il cibo ci nutre e ci cura”. Questa è la scelta consapevole che ciascuno compie in base alle proprie conoscenze.

 

Rinunciarvi e sostituire la cultura del cibo con la semplificazione della logica delle APP, significherebbe rinunciare a una porzione importante di libertà, alla bellezza del territorio e della storia e alla libertà di scegliere, anche di mangiare di tanto in tanto quella piccola quantità di cibo che magari può fare male al corpo ma che sappiamo gratificherà lo spirito – conclude Alaimo Di Loro –

 

Non è soltanto la risposta oggettiva delle cose, dunque, ma anche la loro soggettività: la capacità di produrre emozioni e sensazioni che possono fungere, anche quelle, da balsamo su un malessere che ci accompagna”.

 

 

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