“Le nuove ondate di sbarchi di migranti sulle coste lampedusane richiedono con urgenza che le migrazioni, più che essere bloccate, siano governate. Sarebbe ingenuo continuare a considerarle come un fenomeno emergenziale, senza considerare che costituiscono ormai un dato fisiologico e strutturale. Negli ultimi 20 anni Lampedusa e Linosa, con la loro capacità di accoglienza, hanno garantito un approdo sicuro a uomini e donne in cerca di salvezza, nonostante politiche spesso ambigue e altalenanti. Ma ora non è più così”. Così l’arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano.
Per l’arcivescovo “l’unico reale pull factor” che spinge migliaia di persone a salpare dalla coste dell’Africa verso l’Europa è “le favorevoli condizioni meteorologiche marine nel Mediterraneo”. “La strategia di allontanare le navi della flotta civile umanitaria dal Mediterraneo al fine di non intasare i porti del sud Italia, com’era prevedibile – aggiunge – ha costretto Guardia Costiera e Guardia di Finanza a condurre a Lampedusa la quasi totalità dei naufraghi salvati”. “Malgrado sull’isola, da oltre 20 anni, esistano strutture destinate all’accoglienza, non era mai accaduto che nel giro di soli due mesi ben 3 persone, e tra questi un neonato, morissero al loro interno – prosegue -L’ormai quasi fisiologico sovraffollamento rende inadeguato l’hotspot al suo uso e costringe i suoi ospiti a condizioni di vita disumane”.
“A fronte di questa situazione – sottolinea l’arcivescovo di Agrigento – il sostanziale silenzio delle istituzioni politiche di governo e di opposizione, malgrado l’efficace copertura mediatica dei recenti accadimenti, aumenta notevolmente la preoccupazione che tutto si ripeta secondo lo schema ormai ciclicamente registrato e, quindi, prevedibile”. Da qui la richiesta “urgente e necessaria” di “scelte politiche coraggiose che possano portare a un definitivo cambio di rotta”.
“Proponiamo – conclude – di aprire immediatamente canali legali di ingresso in Europa che consentano alle persone di intraprendere viaggi sicuri e legali, come già sperimentato grazie alla prassi dei ‘corridoi umanitari’, ma anche favorendo il rilascio di visti regolari; di limitare unicamente ai soggetti particolarmente vulnerabili l’accoglienza sull’Isola di Lampedusa; di destinare risorse consistenti alla cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo politico, sociale ed economico dei paesi di provenienza e rendere la scelta di migrare realmente libera e, infine, di sospendere qualsiasi accordo in materia di migrazioni con paesi governati da dittature o che non rispettino i diritti umani”.