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Tunisia: W. Post, ‘Saied il professore che vuole smantellare la democrazia’

Secondo il capo dello Stato, la Carta che ha promosso e che rafforza oltre misura i suoi poteri porterà il Paese nel futuro, ma molti altri tunisini credono che si avvererà il contrario

“Il professore di diritto che vuole smantellare la democrazia tunisina”. Non lascia spazio a fraintendimenti il titolo che il Washington Post ha scelto per descrivere quello che il presidente Kais Saied sta facendo in Tunisia, dove ieri si è tenuto un contestato referendum sulla nuova Costituzione.

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Secondo il capo dello Stato, la Carta che ha promosso e che rafforza oltre misura i suoi poteri porterà il Paese nel futuro, ma molti altri tunisini credono che si avvererà il contrario. Anzi, sostengono che il processo che ha portato alla stesura della nuova Costituzione sia stato illegittimo e che il referendum rafforzerà il governo di “un solo uomo al comando”, distruggendo i progressi compiuti con la rivoluzione che nel 2011 rovesciò il dittatore Zine El Abidine Ben Ali dando il via alla cosiddetta Primavera Araba.

Con ogni probabilità la nuova Carta sarà approvata. L’affluenza ha superato il 27%, un dato più alto di quanto molti osservatori si aspettassero alla luce del boicottaggio dell’opposizione, ma per essere valido questo referendum non necessita di quorum.

Il voto si è tenuto a un anno di distanza dalla decisione di Saied di sospendere le attività del Parlamento e licenziare il primo ministro, dividendo improvvisamente il Paese tra chi ritenne i provvedimenti necessari per porre fine alla una crisi politica e chi li denunciò come un colpo di Stato.

La mossa, avvenuta nel mezzo della pandemia, diede le luci della ribalta a Saied, un ex professore universitario sul quale mai nessuno avrebbe scommesso sarebbe diventato l’ ‘uomo forte’ del Paese.

La sua insistenza nell’usare l’arabo classico piuttosto che il dialetto tunisino gli sono valsi il soprannome di ‘RoboCop’ ed anche tra i suoi sostenitori c’è chi sostiene che gli manchi il carisma necessario per essere un politico di successo. La sua forza, che nel 2019 gli è valsa l’elezione alla presidenza con il 73% dei voti, è stata quella di essere estraneo a quel sistema politico che per decenni ha fallito nel migliorare le condizioni di vita dei tunisini.

Saied è diventato immensamente popolare la scorsa estate tra coloro che consideravano le sue mosse necessarie per eliminare i funzionari corrotti o inefficaci. Ma la sua popolarità è stata di breve durata dal momento che oggi la Tunisia è ancora più in ginocchio dal punto vista economico e fortemente polarizzata da quello politico.

“Ha fatto precipitare il Paese nella crisi”, ha commentato Abderraouf Betbaieb, un diplomatico in pensione che conosce Saied da decenni e che faceva parte della sua cerchia ristretta prima di dimettersi nel 2020.

L’avvocato e politico Samia Abbou non è mai stato affascinato da Saied, ma è stato tra coloro che hanno applaudito il suo intervento non convenzionale lo scorso luglio, sperando che potesse segnare un nuovo inizio per la democrazia del Paese. A suo parere la nuova Costituzione sta solo gettando le basi per una “dittatura”.

 

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