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HomePoliticaFinancial Times: 'Per rischio fascismo bisogna guardare a Mosca non a Roma'

Financial Times: ‘Per rischio fascismo bisogna guardare a Mosca non a Roma’

Scrive il Financial Times in un commento dal titolo significativo "Per un revival del fascismo guardate a Mosca, non a Roma"

“Con la sua infuocata retorica su ‘Dio, patria e famiglia’ Giorgia Meloni è senza dubbio una populista di destra, anti-immigrazione, conservatrice e un nazionalista euroscettica” la cui vittoria “preannuncia guai per Bruxelles e problemi per molti aspiranti immigrati nell’UE” ma “per quanto reazionaria e nazionalista la sua ideologia possa essere, ha poco o nulla della glorificazione della violenza marziale, per non parlare della violenza effettiva, che sono caratteristiche del fascismo”. Lo scrive il Financial Times in un commento dal titolo significativo “Per un revival del fascismo guardate a Mosca, non a Roma”.

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Lo storico Timothy Garton Ash infatti evidenzia una “peculiarità” dell’Italia, ovvero “un atteggiamento un po’ rilassato, persino indulgente nei confronti del fascismo di Mussolini, in particolare in alcuni settori della destra italiana”, ricordando giudizi di diversi politici, come Antonio Tajani, o il fatto che alcuni discendenti del Duce si siano candidati nelle fila di Fratelli d’Italia. “È semplicemente impossibile immaginare qualcosa di paragonabile nella politica tedesca contemporanea” osserva aggiungendo come “l’Italia dopo il 1945 ha avuto un’insolita combinazione di instabilità politica e continuità istituzionale. Ci sono forti controlli ed equilibri costituzionali. La democrazia italiana oggi è minacciata meno seriamente di quella americana”.

Al contrario “c’è un serio contendente” per l’etichetta di sistema neo-fascista, ovvero – continua il FT – “la Russia di Vladimir Putin”. Nel sistema creato da Putin “vi si trovano così tante caratteristiche storiche del fascismo. Il culto organizzato dallo stato di un unico leader. La coltivazione di un profondo senso di risentimento storico. Indottrinamento dei giovani e demonizzazione del nemico.

 

La propaganda della grande bugia: nel caso di Putin, che gli ucraini sono fascisti. Un’ideologia di dominio di un ‘Volk’ sugli altri: per Putin gli ucraini non esistono realmente, sono solo una variante dei russi. Un’estetica di machismo marziale e massacro eroico e soprattutto, la pratica della feroce repressione in patria e della violenza genocida all’estero”.

 

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