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Lido dei Ciclopi Aci Castello: venerdì e sabato in scena Colapesce con Egle Doria

“Colapisci era uno mezzu omu e mezzu pisci”. Con queste semplici parole, che descrivono questo essere sorprendente, hanno inizio quasi tutte le versioni popolari dell’antichissima e famosa leggenda di Cola Pesce.

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Al mitico eroe anfibio è dedicata l’omonima rappresentazione “Colapesce” che, prodotta da Associazione Città Teatro, va in scena venerdì 30 e sabato 31 luglio al Lido dei Ciclopi di Aci Castello alle ore 21 all’interno della rassegna ‘ – ‘ . Protagonisti della pièce sono lo stesso regista Ezio Donato e gli attori Egle Doria, Aldo Toscano, Daniele Bruno. Lo spettacolo vanta le musiche originali composte ed eseguite dal vivo dal maestro Matteo Musumeci. Si tratta di un omaggio all’ultimo grande mito nato in Sicilia in tempi remoti e la cui storia si colloca nel mare Jonio,  fra Catania e lo stretto di Messina. “La storia di Colapesce – spiega il regista Ezio Donato – è presente nella letteratura di tutto il mondo fin dal Medioevo in più di 50 versioni,  da Cervantes a Schiller, fino al nostro Leonardo Sciascia. In una città imprecisata sul mare della costa orientale della Sicilia, un bambino di nome Cola, mentre gioca sulla riva, subisce una metamorfosi a causa dell’imprecazione della madre, stanca di richiamarlo fuori dall’acqua: Chi putissi addivintari un pisci!. Il bambino, con la parte inferiore del corpo trasformata in pesce, si tuffa in acqua e scompare”.

Rinato come Colapesce, diviene il re del mare, padrone di tutti i tesori sottomarini, amico e protettore dei naviganti. Fino a quando, viene sfidato a calarsi negli abissi dello stretto di Messina dal re Federico II (o più probabilmente Ruggero d’Altavilla), geloso del potere e della fama che Cola si era conquistati fra la gente del mare”. A questo punto la tradizione popolare fornisce diverse versioni: Colapesce, per rispettare l’autorità del re, soccombe negli abissi marini bruciato dal fuoco sotterraneo dell’Etna; oppure non muore, ma si sacrifica per reggere periodicamente, ma in eterno, una delle tre colonne su cui poggia la Trinacria. Ma di sicuro diventa l’eroe popolare della Sicilia.

 

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