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Taiwan: ministero Difesa, ‘Cina simula attacco’

Continuano le maxi manovre militari cinesi con aerei e navi intorno a Taiwan, iniziate dopo la visita di Nancy Pelosi sull’isola. “Vari mezzi dell’Esercito popolare liberazione” cinese “sono stati individuati intorno allo Stretto di Taiwan, alcuni hanno superato la linea mediana” di demarcazione nello Stretto, si legge in un tweet del ministero della Difesa di Taipei. “Possibile attacco simulato contro Hva”, obiettivi di alto valore, aggiunge.

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Il ministero precisa che le forze armate dell’isola – di fatto indipendente, ma che Pechino considera una “provincia ribelle” – hanno risposto anche con “missioni di Combat Air Patrol e pattugliamento navale e sistemi missilistici terrestri”.

 

“Da lungo tempo camminiamo su una linea sottile riguardo Taiwan, sin da quando abbiamo dichiarato la ‘politica dell’unica Cina’, ma con accordi e altri passi abbiamo anche chiarito che intendiamo appoggiare Taiwan” e “alla luce delle minacce del presidente Xi nei confronti di Taiwan e dopo quello che ha fatto a Hong Kong, è importante che gli Stati Uniti esprimano il loro sostegno”. Lo dice al Corriere della Sera Leon Panetta, ex capo della Cia e poi del Pentagono, secondo il quale “non c’erano alternative per la speaker Nancy Pelosi” perché una volta che l’intenzione di recarsi a Taiwan “era diventata pubblica se avesse deciso di non andare” o “se l’amministrazione l’avesse convinta a non farlo, sarebbe sembrata debole rispetto alla Cina”.

“Nessuno vuole la guerra su Taiwan, ma è importante sottolineare che è una democrazia e non dobbiamo permettere che la Cina la intimidisca – afferma – Non significa che non vogliamo il dialogo con la Cina: ci sono aree in cui è nel nostro interesse. Ma alla Cina bisogna rapportarsi da una posizione di forza”. E alla domanda se sia tempo per gli Usa di abbandonare l’ “ambiguità strategica”, risponde di non essere “così sicuro che sia tempo di fare questo passo” perché “le relazioni sono ora al punto più basso da molto tempo” e “anziché aggravarle, penso sia meglio chiarire che continueremo la nostra politica dell’Unica Cina e allo stesso tempo ad appoggiare Taiwan”.

La Corea del Nord ancora contro Nancy Pelosi dopo le critiche per la visita a Taiwan, l’isola di fatto indipendente che la Cina – alleato numero uno di Pyongyang – considera una “provincia ribelle” e intorno alla quale sta portando avanti maxi manovre militari. L’accusa agli Stati Uniti è di “aggiungere benzina sul fuoco” e per la Pelosi di essere “il peggior distruttore della pace e della stabilità a livello internazionale”, riporta l’agenzia Kcna che diffonde una dichiarazione di Jo Yong Sam, direttore generale del Dipartimento per l’informazione del ministero degli Esteri di Pyongyang.

La speaker della Camera “ha fomentato l’atmosfera di confronto con la Corea del Nord durante la sua visita in Corea del Sud” – affermano da Pyongyang – e con le autorità sudcoreane ha parlato di una “deterrenza forte e ampliata” per far fronte alle “minacce dalla Corea del Nord” e “si è presentata persino” a Panmunjom, dove nel 2019 Donald Trump incontrò Kim Jong Un. “Gli Stati Uniti devono pagare caro per tutte le fonti di problemi create da lei, ovunque sia andata”, tuonano i nordcoreani.

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