Questo secondo romanzo, “Il gesto dell’acqua” edito da Algra, riconferma Rosalda Schillaci come autrice di talento e la inserisce di diritto tra le scrittrici siciliane contemporanee da leggere.
Questo libro accompagna i lettori in un viaggio emozionante da Budapest fino in Sicilia e li fa riflettere, anche su ciò che si cela dietro l’irrefrenabile desiderio per i libri. Quando la lettura e la scrittura diventano una malattia oscura, se ostacolate.
Dietro ai sogni spezzati di un’intera generazione, ci sono ombre di fantasmi e di gesti mancati: ardue scoperte del mondo e dei suoi orrori, da fuggire inseguendo persino la leggenda di una statua.
“Il gesto dell’acqua” – che certamente non è la fredda storia della Grande Guerra all’interno di invenzioni calibrate – racconta la vicenda di Mària, recatasi in Sicilia nell’ottobre del 1919, per ricongiungersi a Sàndor Lenke, il poeta-soldato di cui è innamorata. Tenuto prigioniero a Vittoria all’interno del lager degli ungheresi. (Una realtà storica, ai giorni nostri sconosciuta a molti.) La donna, di una coscienza innocente e violata, discesa agli inferi, cambia Paese e nome, senza arrendersi neppure davanti al crudele destino che continua a imprigionare gli esili spiragli di libertà. La rinascita modernissima attraverso la scrittura, si scontra, da subito, con l’ignoto e con quanto può talora nascondersi sotto la tranquilla maschera di persone e ambienti rispettabili.
L’amara vicenda coinvolge Malvina Radice e Lietta Alieri che trovano i diari iniziati dalla giovane donna sul treno, e ne ricostruiscono l’esistenza tormentata. Legate a lei da un filo invisibile, le due donne, attraverso la lucida, emozionante, narrazione, assisteranno al cambiamento profondo che travolge il disordine dell’egoismo, l’incomunicabilità in ogni epoca, la fragile fisionomia dei tanti protagonisti del romanzo.
Anche per loro, le parole pervase dal senso di attesa che si nasconde tra le pagine sconosciute, diventano una cura per le grandi ferite, il rimedio alla tristezza.
Tanti i temi sollevati “L’ostilità che impugna le armi è una barbarie pagata dagli innocenti” e i sentimenti che pervadono il libro.
L’opera intera, con una trama mai scontata, è un’esperienza coinvolgente e avvincente, in cui la scrittura pura e densa di poesia della scrittrice catanese cattura l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine e lo tiene inchiodato fino all’ultima, in un crescendo di colpi di scena.