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Superbonus Federcostruzioni: ‘Fino a gennaio 2023 oltre 65 mld di investimenti’

Di vitale importanza è stato l'apporto del Superbonus 110%: dall'inizio del provvedimento a gennaio 2023 si registrano investimenti complessivi per 65,2 miliardi di euro

Il settore delle costruzioni è buona salute, ancora lontana dai valori del 2008 ma comunque in continua crescita. Nel 2022 le costruzioni hanno determinato 1/3 della crescita del Pil italiano (+3,9%), con un aumento sia degli investimenti (+12,8%, dati Istat), sia del valore della produzione (+5,3%, dati Ance). Di vitale importanza, in questo scenario, è stato l’apporto del Superbonus 110%: dall’inizio del provvedimento a gennaio 2023 si registrano investimenti complessivi per 65,2 miliardi di euro. E’ quanto emerge dai dati presentati oggi a Milano da Federcostruzioni, in occasione della presentazione si Saie 2023, la fiera delle costruzioni in calendario a Bari il prossimo ottobre.

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Addirittura, stando alle rilevazioni Nomisma, con i bonus è stato generato un impatto economico per 195,2 miliardi, di cui 87,7 miliardi come effetto diretto, 39,6 miliardi come effetto indiretto e 67,8 miliardi come indotto. Ammontano, invece, a 19 miliardi i crediti incagliati: un fattore che mette a rischio fallimento 32.300 imprese, 171.000 occupati e 114.000 interventi. Presentando lo scenario del settore, la presidente di Federcostruzioni, Paola Marone, ha sottolineato come il dato eclatante sia quello emerso dal rapporto Nomisma, ossia che il superbonus 110% ha generato un impatto economico pari a 195,2 miliardi, di cui 87,7 come effetto diretto, 39,6 come indiretto e 67,8 come indotto. “Non si comprende quindi la motivazione che ha portato il governo a sopprimere il meccanismo della cessione dei crediti e dello sconto in fattura, rendendo di fatto inutilizzabile l’incentivo nel settore dei condomini, quello più complesso. E se non si sbloccano i crediti incagliati si rischia per fallimento di oltre 30mila imprese e la perdita di oltre 175.000 posti di lavoro”.

 

 

Senza una soluzione a questo problema e senza un ritorno al meccanismo della cessione “il rischio è quello di una recessione già per il 2023 – avverte Marone -. Sosteniamo la necessità di riqualificare il patrimonio immobiliare del Paese, non solo perché lo afferma l’Europa, sono i dati – e purtroppo anche le tragedie e i disastri – che ci evidenziano le criticità de nostro Paese da un punto di vista di sicurezza idrogeologica, sismica e di efficienza e resilienza energetica”.

 

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