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Nicola Bizzi: il Mito di Persefone da Enna ad Eleusi terza parte

Ricercatore, storico ed editore della casa editrice Aurora Boreale il dott. Bizzi ci racconta le verità sul mito di Persefone, Demetra, Ade e Zeus che spesso viene occultato nella sua autentica narrazione. Partendo da Enna fino ad arrivare a Eleusi passando dall’imponente fontana che si trova a Catania l’uso del mito nella civiltà odierna continua a perpetrare la sua fascinazione.

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I suoi libri su questo argomento: La Via di Eleusi, Il percorso di elevazione e i gradi dell’iniziazione ai misteri, Eleusi. La via iniziatica della tradizione occidentale, Da Eleusi a Firenze – La trasmissione di una conoscenza segreta.

Questo mito greco di Demetra e Persefone simboleggia il rapporto d’amore tra madre e figlia. Simboleggia la triade femminile, inteso come anzianità (vecchia), maturità (madre), fanciullezza (figlia). Il ciclo delle stagioni, il ciclo della Vita e della natura: fresca verginità, giovane Terra da fecondare; consapevole maturità, anche sessuale; e raggiungimento della saggezza profonda. Ma anche il concetto che nell’alchimia ermetica rappresenta il bianco, il rosso e il nero, come Albedo (bianco) Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, come Rubedo (rosso) Persefone la donna “non più vergine” e come Nigredo (nero) la Basileia, Regina degli Inferi, saggia guida dell’aspetto “oscuro delle cose”.

Proprio il passaggio da fanciulla a donna e poi a Regina, Dea e Sacerdotessa degli Inferi è il trauma che la madre Demetra deve subire per il bene della figlia, né vale il conforto di altri dei: soprattutto quando Cerere scopre che la trama del rapimento è stata ordita dai suoi stessi fratelli o dal suo stesso padre Zeus, forse Poseidone, e che Ade è lo zio di Persefone.

Ma invece Nicola Bizzi ci racconta come il passaggio di Persefone sulla Terra faceva parte di un piano ordito dalla madre la titana Demetra che non solo non era sorella di Zeus che non era il padre di Persefone che era invece figlia di Poseidone. Insomma la Kore fanciulla doveva diventare l’infera Persefone per poter vendicare i suoi antenati Titani per poi espandere saggezza e immortalità come sacerdotessa Basileia a chi si riconosceva nella sua iniziazione ai misteri. Proprio la parte misterica della religione greca ha dato alla religione una connotazione di salvezza creando l’immortalità e la salvezza dell’anima rispetto all’oblio. Questo l’insegnamento per poter trovare la strada e non bere dal fiume Lete che è il fiume dell’oblio: “Troverai a destra delle case di Ade una fonte, e accanto ad essa un bianco cipresso: a questa fonte non avvicinarti neppure. Più oltre troverai la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne. Vi stanno innanzi i custodi, ed essi ti chiederanno a qual fine sei giunto fin lì. A loro tu esponi tutta la verità; dì: “Sono figlio della Terra e del Cielo stellato; Astérios è il mio nome. Sono arso di sete: datemi da bere dalla fonte”

Scrive Diodoro Siculo: “Dopo il ratto di Kore, Demetra, poiché non riusciva a trovare la figlia, accese le fiaccole dai crateri dell’Etna, si recò in molti luoghi della terra abitata e beneficò gli uomini che le offrirono la migliore ospitalità, dando loro in cambio il frutto del grano. Gli Ateniesi accolsero la Dea con grandissima cortesia, e a loro per primi, dopo i Sicelioti, Demetra donò il frutto del grano, in cambio di ciò il popolo di Atene onorò la Dea molto più degli altri, la onorò con famosissimi sacrifici e con i misteri eleusini, i quali, superiori per antichità e sacralità, divennero famosi presso tutti gli uomini… Gli abitanti della Sicilia, avendo ricevuto per primi la scoperta del grano per la loro vicinanza con Demetra e Kore, istituirono in onore di ciascuna delle dee, sacrifici e feste cui dettero il nome di quelle e la cui data di celebrazione indicava chiaramente i doni ricevuti. Fissarono, infatti, il ritorno di Kore sulla terra nel momento in cui il frutto del grano si trova ad essere perfettamente maturo. Scelsero per il sacrificio in onore di Demetra il periodo in cui si incomincia a seminare il grano. Celebrano per dieci giorni la festa che prende il nome della dea, una festa splendidissima per la magnificenza dell’allestimento, durante la cui celebrazione si attengono all’antico modo di vita. In questi giorni hanno l’abitudine di rivolgersi frasi oscene durante i colloqui, poiché la dea, addolorata per il ratto di Kore, scoppiò a ridere a causa di una frase oscena”.

Inno a Demetra- “Demetra dalle belle chiome, dea, veneranda, io comincio a cantare, e con lei la figlia dalle belle caviglie, che Aidoneo rapì; lo concedeva Zeus dal tuono profondo, che vede lontano, eludendo Demetra dalla spada d’oro, dea delle splendide messi mentre giocava con le fanciulle dal florido seno, figlie di Oceano, e coglieva fiori: rose, croco, e le belle viole, sul tenero prato; e le iridi di giacinto; e il narciso, che aveva generato, insidia per la fanciulla dal roseo volto, la Terra, per volere di Zeus compiacendo il dio che molti uomini accoglie”.

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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