Tratto da una novella scritta interpretata e animata dallo stesso Francesco Russo la Grande Onda ha lo stesso sapore dei romanzi di Andrea Vitali: unica differenza Andrea Vitali sta al profondo nord di questa strana Italia, di cui la Sicilia di cui parla Francesco Russo, sta nel profondo sud. Ma quando si tratta di provincia tutto il mondo è paese: l’atmosfera è quella un po’ soporosa di una piccola realtà, con qualche improvviso sprazzo di vitalità legato a ricorrenze importanti o a eventi clamorosi.
L’evento eclatante per cui il nostro signor Saladino gran pescatore e conoscitore di mare diventa supereroe e vuole essere premiato dal signor prefetto: perché lui non solo ha salvato tanta gente dalla Grande Onda ma deve essere visto e riconosciuto, lui povero e piccolo pescatore che porta a casa sempre i soliti 18, 20 chili di pesce e che non potrà mai uscire dal clichè dove l’hanno sistemato e addormentato le sue otto figlie e la sua moglie scontenta. Un padre parroco bello come il Sole a cui tutte le donne maritate raccontano peccati immaginari.
Amori timidi che forse esplodono nel loro magico riandare. Sorelle litigiose che di fronte ad una Grande Onda cambiano registro e ritrovano un amore perduto. di candidati sindaci comunisti che si chiamano Di Gesù…
E forse non funziona così? Di fronte ad un evento catastrofico tutti i piccoli rancori, dissapori, litigi, diventano barzellette e il coraggio diventa l’unica moneta di scambio tangibile e rimirabile…
Un monologo fatto di equivoci, con un velo di suspence e l’aggiunta di qualche particolare o fatto libertino, il tutto ben amalgamato porta ad un’opera complessa di teatro di narrazione anche perché l’attore infila i personaggi, cambia registro in una mutazione psicofisica di sorta spaziando dalla vicenda principale, alle altre storie che indirettamente si ricollegano e che hanno il pregio, di mostrare alcune vicende legate alle biografie di gente che in qualche modo ha lasciato un’esistenza effimera e forse vana su questa terra.