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1971-2021: la compagnia Figli d’Arte Cuticchio compie 50 anni

PALERMO – Il traguardo è importante e racchiude tante esperienze in un’unica strada tracciata dal maestro Mimmo Cuticchio e dai suoi compagni di viaggio. Il 1971 segna la nascita della compagnia Figli d’Arte Cuticchio, da allora sono trascorsi 50 anni che raccontano il passaggio dalla piccola alla grande scena, dalla tradizione alla sperimentazione, nel segno della contaminazione con altri linguaggi, dalla musica alle arti figurative. In occasione di questo anniversario, la compagnia, apre lo scrigno del suo archivio per mostrare al pubblico, raggiunto in streaming a causa dell’emergenza sanitaria in corso, gli spettacoli più importanti e significativi anche dal punto di vista storico e documentale con l’obiettivo di raccontare la storia e l’evoluzione del percorso artistico di Mimmo Cuticchio e dell’Opera dei pupi.
Si parte l’8 aprile con il “Gran duello di Orlando e Rinaldo per amore della bella Angelica” del 1971 per arrivare al 10 giugno alla produzione di quest’anno “La fuga di Enea e la ricerca di una nuova patria”.

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La nuova produzione che rischia di debuttare in streaming se le condizioni epidemiologiche non dovessero cambiare, è incentrata sull’“Eneide” di Virgilio e si rivolge soprattutto ai giovani per i suoi riferimenti all’attualità: dal rapporto con il soprannaturale al ruolo dell’amore nella vita di tutti i giorni, dal valore dell’amicizia al fenomeno della migrazione e all’importanza del principio di comunità. Il mito di Enea, dunque, per Cuticchio, non è un racconto del passato, ma al contrario il profugo virgiliano torna a proporsi come emblema di altri e non meno drammatici esili. La sua figura di esule, di sconfitto senza patria, si presta a esprimere la condizione del migrante di oggi, ed è su questi aspetti che lo spettacolo si focalizza. Per la messinscena sono stati costruiti nuovi pupi e dipinti nuovi fondali. Le musiche non saranno quelle del piano a cilindro che accompagnano gli spettacoli tradizionali, ma sono del tutto originali. Strumenti antichi e moderni saranno utilizzati simultaneamente per la realizzazione di una colonna sonora che accompagnerà i fatti rappresentati, seguendo i ritmi di improvvisazione tipici del teatro dei pupi.

In tutto la rassegna comprende 10 titoli in streaming. Ogni giovedì, a partire dall’8 aprile, i video saranno online alle 18,30 ma poi sempre disponibili on demand: il 15 aprile “Visita guidata all’Opera dei pupi” del 1989, il 22 aprile “Don Giovanni all’Opera dei pupi” del 2002, il 29 aprile “Aladino di tutti i colori” del 2007, il 6 maggio “O a Palermo o all’inferno” del 2011, il 13 maggio “A singolar tenzone” del 2018, il 20 maggio “La pazzia di Orlando” del 2019, il 27 maggio “Medusa” sempre del 2019, il 3 giugno “L’ira di Achille” del 2020. In streaming spettacoli classici e per la grande scena e anche opere in musica come “Medusa”. La rassegna è una scommessa per la compagnia Figli d’Arte Cuticchio che in un anno difficile come questo per tutto il mondo dello spettacolo congelato dalla pandemia, vuole comunque portare avanti alcuni progetti per celebrare il 50esimo anniversario, un traguardo importante sia per la storia artistica della stessa compagnia che per il grande contributo che la realtà guidata da Mimmo Cuticchio è riuscito a dare al mondo dell’arte e della cultura, non solo teatrale.
Gli spettacoli si possono seguire sul canale YouTube della compagnia. Alcuni saranno trasmessi su RaiPlay (“Visita guidata all’Opera dei pupi”, “Don Giovanni all’Opera dei pupi”, “Aladino di tutti i colori”, “A singolar tenzone”, “Medusa”). Gli altri sulla piattaforma di Italiafestival.tv.

 

GRAN DUELLO DI ORLANDO E RINALDO PER AMORE DELLA BELLA ANGELICA
di Mimmo Cuticchio
Parigi è minacciata d’assedio ma dalla corte di Carlo Magno si sono allontanati numerosi paladini, che presi d’amore per Angelica si sono messi alla sua ricerca. Anche Orlando che è il capitan generale e il più valoroso, ha abbandonato la corte, e a re Carlo non rimane che affidare a Rinaldo il comando dell’armata francese. Seguono battaglie, fughe, scontri con esseri fantastici. Anche Rinaldo finisce per trascurare il dovere e, infiammatosi d’amore per Angelica, la contende ad Orlando. I due paladini si sfidano a duello, si sarebbero sicuramente uccisi a vicenda se a dividerli non fosse intervenuto il mago Malagigi.

Anche se il titolo riprende una delle storie più care al pubblico tradizionale dell’opera dei pupi, il Gran Duello di Orlando e Rinaldo è in realtà il risultato di un ripensamento della struttura narrativa dell’ “opra” nato dall’esigenza di adeguare la rappresentazione ad un nuovo pubblico.
Il linguaggio scenico si è condensato badando a sfruttare più il lato spettacolare che lo svolgimento esauriente della storia tramandata dalla tradizione. In questo senso la scenotecnica è stata particolarmente curata ed il succedersi delle scene è misurato sull’effetto e sul ritmo che nella tradizione erano diluiti nel corso di più episodi. Gli stessi personaggi della storia hanno subito degli interventi nel senso che la loro caratterizzazione avviene nel corso dell’azione senza interrompere il flusso narrativo con lunghi monologhi o degli a parte.

Questo ha snellito lo spettacolo consentendo di condensare più episodi in uno soltanto. Le tecniche narrative, il linguaggio scenico, tuttavia non sono rinnegati, anzi acquistano maggiore evidenza senza per questo snaturarsi. Per dare un esempio concreto di come si articolavano i racconti, bisogna pensare che la storia di Angelica comprendeva all’incirca una ventina di episodi (inclusi gli intrecci secondari) per arrivare al duello di Orlando e Rinaldo il quale di per sé durava più o meno tre serate. Ogni episodio durava circa due ore. Lo spettacolo attuale, tenendo conto delle esigenze del pubblico occasionale, condensa i tre episodi e tralascia la maggior parte degli antefatti, conservando però un certo margine all’improvvisazione. Infatti possono essere inserite alcune scene di “complemento” secondo l’estro dell’oprante e il rapporto che si stabilisce con la platea. Questa flessibilità del tessuto drammaturgico ha consentito all’opra di sopravvivere alla scomparsa della propria committenza e salvaguardarla da una fruizione meramente museografica e banalmente folclorica.
Rinnovamento indotto dalle mutate condizioni socioculturali ma che dimostra la capacità dell’opera dei pupi di plasmare nuove soluzioni e nuovi stimoli senza negare la propria identità.

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