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Violenza di gruppo, Schifani: ‘per reati di allarme sociale allungare termini custodia cautelare’

Ritengo che in presenza di reati di allarme sociale occorrerebbe allungare o raddoppiare i termini della carcerazione preventiva. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, intervenendo oggi pomeriggio a TgCom24

«Io sono un garantista, la mia posizione liberale è nota agli italiani, ma ritengo che in presenza di reati di allarme sociale in cui la prova è acquisita in modo inoppugnabile, sia sotto il profilo documentale sia sotto quello delle intercettazioni delle conversazioni tra questi ragazzi prima di essere ascoltati dalla forze dell’ordine, a cui va il mio totale plauso, occorrerebbe allungare o raddoppiare i termini della carcerazione preventiva. Lo dico assumendomi la piena responsabilità. Così si impedirebbe che con la scadenza dei termini possano essere presto rimessi fuori e magari ripetere così efferati comportamenti che sono esecrabili e offendono non solo la dignità di una persona, ma anche di una città, di una regione e di un un intero paese».
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, intervenendo oggi pomeriggio a TgCom24, in merito allo stupro di gruppo su una ragazza diciannovenne a Palermo, per il quale sono stati arrestati sette giovani.

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«Ieri ho preso atto di quanto accaduto – ha detto il governatore – e la costituzione di parte civile credo sia naturale per una Regione che si è data obiettivi di rigore e trasparenza, in particolar modo nei confronti di reati di allarme sociale come questo, per i quali in passato il governo Berlusconi ha aumentato l’entità della pena. Vorrei aggiungere una riflessione su due aspetti. Da un lato, sui tentativi di chiedere aiuto da parte di questa povera ragazza, a cui va la mia totale solidarietà così come ai genitori: bisogna capire se siano stati ignorati o non siano stati compresi. Questo sul piano sociale più che penale. Dall’altro lato – ha aggiunto Schifani – oggi mi ha colpito molto l’intervento del procuratore dei minori di Palermo, dottoressa Caramanna, che ha fondato l’analisi sull’aspetto sociale: si tratta di ragazzi provenienti non da famiglie poco benestanti, da condizioni di indigenza o di semi delinquenza, ma dalla media borghesia.

 

Sono ragazzi a cui manca qualcosa sul piano educativo, dei valori e dei comportamenti».

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