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Messina Denaro: ‘Proteggevano la latitanza del boss’, arrestati i fratelli Luppino

Inquirenti, 'i Luppino conoscevano la vera identità del boss'

I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani e i poliziotti del Servizio Centrale Operativo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.i.p. presso il Tribunale di Palermo, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, a carico dei fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, entrambi indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare l’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra. L’attività, condotta nell’alveo delle indagini finalizzate a ricostruire la rete di fiancheggiatori che ha sostenuto l’allora latitante Messina Denaro Matteo, “ha permesso di raccogliere elementi investigativi che conducono ad ipotizzare che i due indagati, unitamente al padre Giovanni Salvatore Luppino (attualmente detenuto e sottoposto al giudizio abbreviato innanzi il GUP di Palermo), abbiano contribuito con le loro condotte al mantenimento delle funzioni di vertice del capo mafia castelvetranese, fornendogli prolungata e variegata assistenza durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni attivato in suo favore”.

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Gli accertamenti svolti congiuntamente (con il coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia) dal ROS dei Carabinieri, dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani e dal S.C.O. della Polizia di Stato – corroborati dall’analisi di tabulati telefonici e traffici di celle, dalla visione di immagini di videosorveglianza e dalle evidenze scientifiche genetiche e papillari – hanno consentito di “acquisire gravi indizi in merito alle diversificate attività illecite svolte dai fratelli Luppino al fine di “proteggere” la latitanza del capo mafia trapanese”.

 

Sono attualmente in corso delle perquisizioni nella provincia di Trapani, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Sicilia” dell’Arma dei Carabinieri e dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.

 

Nel giugno 2022 Antonino Luppino e Vincenzo Luppino, i figli dell’imprenditore di Campobello di Mazara Giovanni Luppino, l’autista del capomafia Matteo Messina Denaro, arrestati all’alba di oggi avrebbero aiutato il boss a traslocare. E’ quanto emerge dall’operazione di oggi. I due fratelli sono accusati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata. I due avrebbero avuto un ruolo importante nel trasferimento del latitante dall’abitazione di vicolo San Giovanni 260, cioè a pochi passi dalla loro abitazione, all’appartamento di via Cb 31, a Campobello di Mazara.

 

La famiglia Luppino, padre e figli, questi ultimi arrestati all’alba con l’accusa di favoreggiamento nei confronti del boss Matteo Messina Denaro, avrebbe aiuato il capomafia durante la sua latitanza anche per trovare le sim per il telefono cellulare. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare del gip di Palermo che ha portato in carcere Vincenzo e Antonino Luppino. Il padre Giovanni Luppino, imprenditore e fedele autista di Matteo Messina Denaro, fu arrestato subito dopo la cattura del boss. Come emerge dall’inchiesta il 21 gennaio 2021 fu proprio Luppino senior a fare attivare la sim, rimasta inutilizzata fino all’8 aprile, poi inserita nel cellulare Huawei col quale il boss comunicava durante il ricovero alla clinica La Maddalena. Risultano “innumerevoli contatti tra l’utenza in uso a Vincenzo Luppino e l’utenza della clinica a Maddalena” dove il boss fu operato per il tumore. Ma anche per le visite di controllo successive “vi è coincidenza rra le celle impegnate del telefono di Antonino Luppino e quelle impegnate dal telefono di Messina Denaro”, scrive il gip.

 

I fratelli Vincenzo e Antonino Luppino, arrestati all’alba di oggi con l’accusa di essere i fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro conoscevano “la vera identità” del capomafia. Me sono convinti gli inquirenti che hanno coordinato l’inchiesta. “Non può sussistere alcun dubbio sulla sicura conoscenza da parte di Antonino e Vincenzo Luppino, oltre che ovviamente dea parte del padre Giovanni Salvatore Luppino, della vera identità di Matteo Messina Denaro”, scrive il gip.

 

 

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