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Kenya: Msf, ricoveri record bambini malnutriti in nostro ospedale a Dagahaley

Da 30 anni MSF fornisce assistenza sanitaria a Dadaab e dintorni. I progetti attuali si concentrano nel campo di Dagahaley dove Msf fornisce assistenza sanitaria completa ai rifugiati e alle comunità ospitanti, comprese cure di base e specialistiche

Da 30 anni MSF fornisce assistenza sanitaria a Dadaab e dintorni. I progetti attuali si concentrano nel campo di Dagahaley dove Msf fornisce assistenza sanitaria completa ai rifugiati e alle comunità ospitanti, comprese cure di base e specialistiche attraverso due postazioni sanitarie e un ospedale da 92 posti letto. I servizi medici comprendono l’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, compresi gli interventi ostetrici d’emergenza, l’assistenza medica e psicologica ai sopravvissuti alla violenza sessuale e di genere, la salute mentale, l’assistenza domiciliare per gli insulino dipendenti e le cure palliative.

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I rifugiati a Dadaab sono bloccati in un’emergenza protratta ormai da 30 anni. Anche se la priorità immediata è quella di rispondere ai bisogni crescenti nei campi, è altrettanto essenziale attuare il programma per una soluzione duratura per i rifugiati, come prevede una legge approvata di recente in Kenya ma la cui applicazione de facto è stata trascurata per Dadaab. Dadaab ospita attualmente oltre 233.000 rifugiati registrati, molti dei quali vivono nei campi da oltre tre decenni e più di 80.000 rifugiati non registrati. Solo nel 2022 sono arrivate a Dadaab oltre 50.000 persone, che non sono ancora state registrate ufficialmente come rifugiati.

Diversi fattori stanno aggravando la situazione umanitaria del complesso di Dadaab mettendo a dura prova la capacità sanitaria del campo. Un’epidemia di colera in corso, dichiarata alla fine di ottobre 2022, ha colpito i campi profughi e le comunità delle contee di Garissa e Wajir. La siccità paralizzante e il conflitto prolungato continuano ad essere causa dello sfollamento di persone in cerca di cibo e acqua nel Corno d’Africa. L’inadeguatezza della risposta umanitaria, dovuta alla scarsità di fondi, aggiunge ulteriore pressione, aggravando le lacune su larga scala in settori quali acqua, servizi igienici e sanitari, nutrizione, salute e protezione

Le previsioni per l’anno in corso sono preoccupanti e dipingono una prospettiva difficile per i rifugiati. Un mese fa l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha previsto che da marzo a maggio 2023, per la sesta volta consecutiva, non ci sarà la stagione delle piogge, aggravando così la portata e l’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa.

 

Gli attori umanitari esprimono preoccupazione per i tagli previsti ai finanziamenti per i rifugiati, che li costringerebbero a ridimensionare ulteriormente le operazioni in un momento in cui i bisogni aumentano rapidamente.

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