20 C
Catania
domenica, Aprile 28, 2024
spot_imgspot_img
HomeCronacaItaliano evacuato da Khartoum, 'la nostra fuga tra cadaveri e distruzione'

Italiano evacuato da Khartoum, ‘la nostra fuga tra cadaveri e distruzione’

Khartoum è "tutta distrutta, l'aeroporto è stato raso al suolo e così Africa Road, la via dei ristoranti. In mezzo alle strade ci sono tank e macchine rovesciate e si vedono i crateri provocati dalle armi pesanti

Khartoum è “tutta distrutta, l’aeroporto è stato raso al suolo e così Africa Road, la via dei ristoranti. In mezzo alle strade ci sono tank e macchine rovesciate e si vedono i crateri provocati dalle armi pesanti. In alcune aree ci sono cadaveri sparsi ovunque perché, a causa degli scontri, è troppo pericoloso recuperarli e quindi vengono abbandonati sul ciglio della strada”. Così Stefano Rebora, presidente dell’ong Music for Peace e tra gli italiani evacuati ieri da Khartoum, racconta all’Adnkronos quanto visto nella capitale durante il tragitto dal compound in cui viveva alla residenza dell’ambasciatore Michele Tommasi, uno dei due punti di raccolta per i nostri connazionali. L’altro era a Ombudsman presso la sede dell’Ovci.

Pubblicità

Rebora entra nei dettagli di un viaggio reso complicato anche dalla presenza dei continui posti di blocco delle parti in guerra. “A mezzanotte e mezza abbiamo ricevuto il messaggio di raggiungere uno dei due punti di raccolta con mezzi propri e a proprio rischio”, afferma il presidente di Music for Peace, rivelando di aver vissuto l’indomani mattina momenti di “panico” per l’auto che non partiva, ma poi “un sudanese ci ha dato la sua batteria”.

“Quel tratto di cinque chilometri che ci separava dalla residenza dell’ambasciatore si è rivelato un incubo. E’ stato allucinante. C’erano scontri a fuoco e per evitarli si cercavano delle strade alternative rischiando così di perdere anche l’orientamento. Ci abbiamo messo oltre due ore”, aggiunge Rebora, che si rammarica perché dallo scoppio dei combattimenti 15 aprile “tutto quello che poteve essere un segnale di cambiamento e di sviluppo è stato distrutto”.

Il convoglio dalla residenza dell’ambasciatore si è quindi diretto in un aeroporto fuori Ombudsman che si trovava in una zona desertica “inespugnabile”. Per raggiungerlo bisognava superare una trentina di posti di blocco dell’esercito regolare, ma “all’arrivo abbiamo tirato un sospiro di sollievo”, dichiara Rebora, evidenziando come il problema dello spostamento attraverso Khartoum è che non c’è una linea del fronte ben demarcata, “alcuni quartieri sono ancora in mano alle Forze di supporto rapido e questo genera ingaggi con arma da fuoco continui”.

La paura in quei momenti è un sentimento difficile da domare. “Non sono Rambo, ma in quegli istanti bisogna essere razionali e agire con serenità. Se ti fai prendere dalla paura non ti muovi mai più”, precisa.

 

 

Rebora era a Khartoum anche con la moglie Valentina e il figlio di 8 anni. “Si è comportato molto bene, solo in alcuni momenti ha vacillato. Certo ho ecceduto un po’ con il giochino sul cellulare, gli ho messo le cuffie e così non sentiva gli spari – conclude – durante il primo tratto del nostro viaggio verso la residenza è rimasto stupito, poi per fortuna si è addormentato e non ha visto alcune parti devastanti”.

Adnkronos

 

Copyright SICILIAREPORT.IT ©Riproduzione riservata

Clicca per una donazione

Redazione CT
Redazione CThttps://www.siciliareport.it
Redazione di Catania Sede principale
Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter

Per essere aggiornato con tutte le ultime notizie, le novità dalla Sicilia.

Le Novità di Naos

Il mensile di cultura e attualità con articoli inediti

- Advertisment -

Naos Edizioni APS

Sicilia Report TV

Ultimissime

Dona per un'informazione libera

Scannerizza QR code

Oppure vai a questo link

Eventi

Le Rubriche di SR.it

Vedi tutti gli articoli